Coronavirus, primo guarito al Sud con Remdesivir: è un 39enne ricoverato a Caserta

CASERTA – Primo guarito al sud dopo il trattamento con Remdesivir. Ne dà notizia il professor Paolo Maggi, primario dell’ospedale Sant’Anna e San Sebastiano di Caserta. Il paziente, 39 anni, era in rianimazione: è stato estubato ed ora è negativo al tampone. 

E’ il primo caso di successo al Sud dopo il 79enne guarito a Genova. Il Remdesivir è un antivirale che, già in laboratorio, aveva dimostrato una possibile efficacia per sperimentazioni fatte su altri coronavirus, come Sars e Mers. È stato sviluppato da Gilead Sciences come trattamento per la malattia da virus Ebola.

Messo a disposizione gratuitamente dalla casa farmaceutica, non è ancora in commercio. Ma l’Aifa e il ministero della Salute hanno attivato un protocollo di uso compassionevole “di accesso allargato”. La sperimentazione è partita in 12 centri ospedalieri a partire da quelli con alta incidenza di contagi. 

Secondo quanto riferito dal professor Maggi al quotidiano la Repubblica, sono bastati pochi giorni di trattamento, in combinazione con farmaci anti-hiv e antimalarici, per ottenere risultati. “Le sue condizioni sono migliorate, è stato estubato e si è negativizzato al tampone. È guarito, ma per la ripresa e le dimissioni ci vorrà ancora del tempo”, spiega. 

Nello stesso ospedale, altri 8 pazienti sono invece stati trattati con Tocilizumab, il farmaco per l’artrite reumatoide prodotto da Roche che si è rivelato efficace per ridurre l’infiammazione polmonare scatenata dal Covid-19.

“Dei pazienti trattati con questo farmaco ne abbiamo dimesso uno – spiega Maggi – gli altri sono tutti in miglioramento e ci auguriamo di dimetterli a breve”. 

Ma in base a cosa si decide quale farmaco utilizzare? “I farmaci non vengono somministrati a chi ha solo febbre, stiamo cercando di utilizzarli nelle fasi iniziali della polmonite senza attendere che questa si scateni e il paziente vada in rianimazione. È importante aggredire il virus subito con tutto l’armamentario farmacologico a nostra disposizione, questa può essere la vera strategia”.

Il problema però è che entrambi scarseggiano: si decide, quindi, in base al quadro clinico, spiega ancora il Dott. Maggi. “La scelta si fa nel momento in cui si delinea un quadro polmonare che potrebbe evolvere in maniera drammatica. Utilizziamo i farmaci anti-Hiv e l’antimalarico che sono già in commercio e, dunque, più facili da ottenere, in combinazione con gli altri che per ovvie ragioni sono meno facili da reperire. Tocilizumab è prodotto in quantità limitate e sta scarseggiando, Remdesivir non è in commercio, ora non ne abbiamo ma la situazione potrebbe cambiare. Anzi ci auguriamo che cambi presto”.

Fonte: Repubblica

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