ROMA – Con lentezza, ma il coronavirus si aggira per Roma, il contagio è cominciato come dimostra la positività del presidente della Regione e segretario Pd Nicola Zingaretti (“E’ arrivato”, aveva postato) e le decine di casi analoghi. A differenza di quanto avvenuto nella zona intono a Lodi, tuttavia, romani e laziali ne sono coscienti, quindi è bene attrezzarsi per tempo rispettando protocolli, prescrizioni e suggerimenti. E’ quanto consiglia Gianni Rezza, il direttore del Dipartimento di Malattie Infettive dell’Istituto Superiore di Sanità, mentre informa la popolazione sulla diffusione del virus.
Coronavirus ha iniziato a circolare a Roma, “anche se le catene di trasmissione sono per ora piccole. Ma ne dobbiamo prendere atto, altrimenti si fa il patatrac come a Lodi, di nuovo. Solo che stavolta eravamo avvertiti”, ha dichiarato Rezza ai microfoni di Radio Anch’io (Radio 1).
La probabile escalation del contagio a Roma era stata annunciata anche ieri da Walter Ricciardi, membro dell’Organizzazione Mondiale della Sanità e consulente del governo italiano. “Regioni come il Lazio e Roma sono particolarmente a rischio. Nei prossimi giorni la Capitale sarà sicuramente interessata”.
L’invito ai romani, è lo stesso valido per tutti: uscire solo è strettamente necessario, evitare i contatti, mantenere le distanze. E. certamente, l’indifferenza ai rischi di contagio registrata nei locali della movida, non va nella direzione auspicata.
Anche se le misure decise nella notte dal governo sono più stringenti per le zone del paese più colpite, il messaggio è in realtà per tutti gli italiani, che devono capire che il virus si sconfigge solo se i singoli cittadini fanno la loro parte limitando i contatti sociali.
È unanime il parere degli epidemiologi, secondo cui in questa fase di crescita impetuosa dei casi sono i comportamenti individuali l’unica arma per far fronte all’epidemia. “Il principio è semplice, gli italiani devono capire che devono uscire di casa solo per azioni strettamente necessarie – spiega Pierluigi Lopalco, epidemiologo dell’università di Siena – il modello deve essere quello cinese, bisogna rallentare il più possibile i contatti sociali, uscire per andare al lavoro e poi tornare a casa. Come implementare questo distanziamento è una scelta politica, ma la responsabilità è del singolo cittadino, altrimenti il film che vediamo ora al nord ce lo avremo in tutte le regioni. Vedere i Navigli pieni, o le persone che scappano da Milano per evitare l’ordinanza, fa pensare invece che non si è compresa bene la gravità della situazione”. (fonti Radio 1, Ansa)