Coronavirus, l’immunologo Romagnani: "Se contagio non diminuirà nei prossimi giorni, sarà un guaio" Coronavirus, l’immunologo Romagnani: "Se contagio non diminuirà nei prossimi giorni, sarà un guaio"

Coronavirus, l’immunologo Romagnani: “Se contagio non diminuirà nei prossimi giorni, sarà un guaio”

ROMA – “Uno dei problemi più seri è che non sono stati protetti gli ospedali, il contagio si è diffuso anche in molti reparti. E questo ora di rischiamo di pagarlo”. Lo afferma in un’intervista al Messaggero, Sergio Romagnani, professore di immunologia all’Università di Firenze, che guarda con preoccupazione i dati della Protezione civile sull’emergenza coronavirus, che contano 793 morti solo nella giornata di ieri, 22 marzo.

Secondo l’immunologo, “i contagiati che vediamo oggi hanno avuto contatti con positivi probabilmente 10-12 giorni fa, dunque gli effetti del lockdown scattato, all’inizio della settimana scorsa, dovremmo cominciare a vederli nei prossimi giorni. Se non li vedremo, dovremo preoccuparci, sarà un guaio”.

Quindi se il contagio non diminuirà, “vorrà dire che uno dei fattori che rischia di avere ridotto gli effetti del lockdown è rappresentato dai contagi avvenuti tra il personale sanitario degli ospedali”. 

In Italia, continua Romagnani,  “è stato sbagliato non eseguire più tamponi, in modo sistematico, tra i medici e infermieri. In non pochi casi hanno continuato hanno continuati a lavorare anche coloro che avevano avuto contatti con pazienti positivi, ma erano asintomatici. Così, abbiamo reparti anche non in prima linea, in cui il coronavirus è circolato e sta continuando a circolare”.

Secondo l’immunologo, se ancora non vediamo il picco è anche perché “ci sono troppe violazioni alle misure di contenimento, serve più severità nell’applicarle”.

Infine, il dato dei contagi e dei decessi della regione Lombardia: “La mortalità in quella regione è del tutto anomala, non basta l’età media a spiegarla. Torno a dire: paghiamo il fatto di non aver fatto campagne di test mirate su determinate categorie, quando ad esempio in ospedali come Codogno e Alzano Lombardo ci sono stati i primi casi” conclude Romagnani. (fonte IL MESSAGGERO)

 

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