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Coronavirus scuole forse non riaprono, voglia di esercito, verso spesa una volta a settimana

di Redazione Blitz |20 Marzo 2020 10:03

Coronavirus scuole forse non riaprono, voglia di esercito, verso spesa una volta a settimana (Foto d'archivio Ansa)

ROMA – Coronavirus, tutto è sospeso, molto va a restringersi, l’unica cosa che va ad allargarsi è il tempo maledetto dell’epidemia.

Scuole: forse non riaprono. La prima data utile e credibile per la riapertura delle scuole è maggio, un giorno di maggio. Ma solo se un sia pur parziale uscita di casa verrà decretata a fine di aprile. Possibile, tutt’altro che certo. Scuole riaperte a maggio, oppure perfino a settembre. Un’intera generazione pagherà negli anni il prezzo di una anno scolastico amputato, in molti che oggi sono ragazzi incamereranno un deficit formativo.

Passeggiate, corsette, il cosiddetto sport all’aperto che quasi sempre ormai è alibi e scusa per eludere il divieto di uscire di casa. E quel che è aperto se,mpre aperto, cioè supermercati, farmacie, uffici postali, banche, tabaccai, edicole, meccanici, benzinai e altri tipi di negozi cui è stato consentito di non chiudere perché giudicati utili se non essenziali (elettronica, lavanderie, profumerie…). Si va verso il non sempre aperto durante la giornata.

Forte è la pressione e imminente è la decisione di limitare orari e ambiti di apertura a causa del coronavirus.

Spesa, sì la spesa. Tuttora quotidiana o quasi. Perfino ora più che quotidiana, anche più volte al giorno, basta sentire chi nei supermercati e negozi alimentari (e farmacie) lavora. Le grandi catene della distribuzione, insomma i supermercati stanno invitando, pregando, implorando di andare a fare la spesa una volta a settimana (e possibilmente non tutta la famiglia insieme, che non è una gita). Forse gli inviti scivoleranno verso una norma di fatto: riduzione degli orari di apertura e chiusura la domenica. Contro indicazione: l’aumentare delle file e forse del fare incetta di merci. Ma così com’è la giostra, i giri di giostra che troppi fanno per andare a fare la spesa non possono continuare.

E così com’è non può continuare la troppa gente in giro. Le città non sono deserte, sono ferme. Non è la stessa cosa. La gente non sta in casa, gira poco. Non è la stessa cosa. Il risultato è che quasi metà della popolazione si muove poco in assoluto ma troppo relativamente a ciò che occorre per spezzare le catene del contagio. 

Troppa gente in giro che in casa davvero per autonoma decisione non ci sta o non sa starci. Quindi si invoca, si chiama, si reclama l’esercito per farcela stare. Per controllare e pattugliare le strade. Voglia di esercito contro il coronavirus. Esercito che però, anche qualora fosse in strada, potrebbe aiutare a reprimere un comportamento deviante. Comportamento deviante: pochi che violano le regole. Cioè se il cinque per cento, mettiamo, degli italiani non sta davvero a casa, allora l’esercito in strada può essere utile. Ma nessun esercito o governo o Stato può nei fatti reprimere un comportamento di massa. Se, come nei fatti è, la troppa gente in strada è la somma di milioni e milioni di piccole eccezioni che a milioni concediamo a noi stessi, allora l’esercito può sostanzialmente nulla e invocarlo è come invocare un santo lassù, con gli stessi effetti pratici.

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