ROMA – Cosa succede nei supermercati italiani al tempo del lockdown? Da clienti totalmente ricoperti di buste di plastica o di cellophane (novelli astronauti urbani) ad altri che danno in escandescenza quando gli si chiede di misurare la febbre all’ingresso.
Con l’Italia bloccata dal Coronavirus e le strade deserte (almeno nella maggior parte dei casi) i supermercati si sono ritrovati a essere praticamente gli unici luoghi di socialità: e chi lavora nei supermercati (a proposito, anche questa categoria andrebbe ringraziata pubblicamente un po’ più spesso) ne vede di tutti i colori.
BlitzQuotidiano ha raccolto la testimonianza di una persona che si trovava tra gli scaffali di un supermercato di una nota catena. Siamo in Brianza, nella regione (Lombardia) più colpita dalla pandemia. Qui vige l’obbligo di farsi misurare la febbre prima di entrare.
Martedì 7 aprile un cliente si presenta all’ingresso ma rifiuta di farsi misurare la febbre dall’addetto alla sicurezza. Non vuole perché ha paura del responso? Non vuole perché ha la paranoia da Coronavirus? O semplicemente perché l’addetto alla sicurezza è un ragazzo di colore e, sotto sotto (a volte nemmeno troppo sotto) da queste parti resiste ancora un velato razzismo?
Fatto sta che proprio durante la discussione sono intervenuti i carabinieri, che come al solito pattugliavano la zona circostante il supermercato. E qui è arrivata la scoperta: il cliente infuriato arrivava da un altro Comune, per cui non poteva certo essere lì a fare la spesa.
Quindi, come si dice in questi casi, cornuto e mazziato: se n’è dovuto andare col bagagliaio vuoto e una multa di 500 euro. Se si fosse fatto semplicemente misurare la febbre, forse non sarebbe mai stato scoperto…