Coronavirus. Tracciati tutti per telefono? Ci muoviamo troppo, ci pensano davvero

ROMA – Finirà che saremo tutti controllati passo passo, i nostri spostamenti tracciati h24 tramite smartphone? Se continuiamo così, se perseveriamo a non rimanere in casa come prescritto, a inventare giustificazioni tanto creative quanto ridicole per evadere dalle quattro mura, sarà il grande contagio a consegnarci mani e piedi a un Grande Fratello tecnologicamente già pronto a controllarci tutti. 

Zaia: “Ci vuole legge che legittimi i tracciamenti”

Ci pensa eccome il presidente della Regione Veneto Zaia, “un’ottima soluzione” dice. Peccato la privacy. “Il problema è che siamo in un paese nel quale la limitazione della privacy e di libertà personale sono evocate a ogni piè sospinto. Ma siamo in emergenza, e ci vuole un provvedimento che ci legittimi a fare tutte queste attività”.

“A noi – ha rivelato Zaia – hanno proposto dei software che sono stratosferici, però mi metto nei panni dei cittadini, e quindi bisogna che ci sia una legittimazione giuridica sennò poi va a finir male”, ha concluso.

Regione Lombardia: “Non è il Grande Fratello”

Del resto il tracciamento tramite cellulare utilizzato dalla Regione Lombardia ha rivelato non solo che il 40% della popolazione si muoveva a piacimento nonostante le restrizioni. Ha anche sollevato più di un interrogativo etico: come si sono permessi, chi ha autorizzato la Regione, chi gestisce i dati?

I controlli attivati sulle celle telefoniche in Lombardia “non è un Grande Fratello pubblico. Si notano solo i grandi flussi non c’è nessuna individuazione e nessuna volontà” di controllo “vogliamo solo capire quanto si muovessero i cellulari sul territorio”, ha detto il governatore delle Lombardia Attilio Fontana in diretta su Radio Capital.

Uffici al lavoro per capire le conseguenze giuridiche

Al Ministero dell’Interno forse la pensano come Fontana, ma intanto sono cascati dalle nuvole, del tracciamento lombardo lo hanno letto sui giornali. Tuttavia, di fronte al numero enorme di multati (la punta dell’iceberg dei renitenti all’isolamento domestico) il ministro Lamorgese qualcosa deve inventarsi.

Per ora minaccia nuove restrizioni. Minaccia cioè di vietare le passeggiate e lo sport all’aperto per eliminare alla radice ogni scusa. Ma intanto i legali stanno studiando il precedente lombardo e il modello coreano: analisi degli spostamenti usando i dati di Vodafone e Tim, in prospettiva le app dedicate che registrano tutti i contatti dei malati di Covid-19 associati alle loro coordinate sul territorio.

Si prova a capire cioè se si possano sospendere o aggirare le norme sulla privacy. E nel caso come. E ci si chiede: una volta aperta la strada chi impedirebbe di farlo anche ai piccoli comuni?

Salute o privacy, tutto dipende dal numero di contagi

Ci sarebbe l’emergenza, ma è sempre complicato e sconsigliato sospendere le libertà individuali in nome dello stato d’eccezione. Ora ci pensano le Regioni, tanti dati da incrociare ma in forma anonima: quando quei dati saranno a disposizione dei Comuni, sarà facilissimo risalire alla persona, addio anonimato.

Ma quando il numero di contagiati non sarà sceso secondo gli auspici e le ragionevoli attese, quando (come già si vocifera) la serrata nazionale sarà prolungata sine die, quando le tende da campo occuperanno i viali, quando la privacy sarà diventata un lusso… Non saranno più solo amministratori e decisori politici a chiedere il tracciamento di tutti gli spostamenti individuali. (fonte Ansa)

 

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