Verso il Tso per chi diffonde il coronavirus. Ma una norma esiste già Verso il Tso per chi diffonde il coronavirus. Ma una norma esiste già

Coronavirus, verso il Tso per chi diffonde l’epidemia. Ma una norma esiste già

Dopo il caso del nuovo focolaio veneto diffuso da un manager che ha rifiutato l’isolamento fiduciario, si fa strada l’ipotesi di una misura come il Tso per chi diffonde il coronavirus

Coronavirus, verso il Tso per chi diffonde l’epidemia

Dopo il caso del manager vicentino che ha rifiutato l’isolamento fiduciario, dando luogo ad un nuovo focolaio di coronavirus in Veneto, si fa strada l’ipotesi di un Tso (Trattamento sanitario obbligatorio) per casi analoghi.

A lanciare l’idea è stato il governatore del Veneto, Luca Zaia, che ha ricevuto una apertura da parte dello stesso ministro della Salute, Roberto Speranza, ed ora anche del presidente dell’Anci (Associazione nazionale dei Comuni italiani) e sindaco di Bari Antonio Decaro.

A favore del Tso anche il virologo dell’Università di Padova Andrea Crisanti. Il Tso “andrebbe applicato in tutti i casi in cui vengono rifiutate le cure o si dimostra che la persona non si adegua alle misure”, ha detto a SkyTg24.

La legge contro le epidemie

Eppure una misura per chi diffonde epidemie esiste già e non ha nulla a che vedere con il Trattamento sanitario obbligatorio previsto dalle legge 833 del 1978 per chi è affetto da malattie mentali. 

Si tratta, come ricorda anche il segretario generale del sindacato di polizia Coisp Domenico Pianese, dell’articolo 438 Codice penale. “Chiunque cagiona un’epidemia mediante la diffusione di germi patogeni è punito con l’ergastolo”, prevede tale articolo. 

“Credo che ci sia stato semplicemente un problema di interpretazione del termine – ha spiegato all’Ansa Pianese – . Il Tso è una misura di prevenzione adottata quando ci sono persone in stato di alterazione psicofisica. E’ regolamentato con una legge del 1978 e ovviamente non tiene conto delle evoluzioni degli ultimi mesi sul Covid e i rischi di pandemia”.

Come ricorda Pianese, “il primo problema per una sua applicazione alle persone positive al coronavirus sarebbe di tipo normativo”. Questo perché, appunto, il Tso si applica a persone non in possesso delle proprie facoltà mentali.

“Una persona in possesso delle proprie facoltà viene giudicata tale da un medico o sanitario della Asl. E’ previsto un intervento delle forze di polizia, che chiamano il 118 richiedendo il Tso. Ma se il medico reputa che quella persona sia presente a se stessa e non abbia caratteristiche psico-fisiche alterate rispetto alla normalità, non si può far applicare il Tso. Perciò da questo punto di vista sarebbe necessaria una modifica normativa”.

“L’articolo 438 del codice penale prevede pene tra gli 8 anni e l’ergastolo per chiunque cagioni un’epidemia mediante la diffusione di germi patogeni. Se la patologia è certificata, è inoltre previsto l’obbligo di ricovero in una struttura appositamente dedicata. E’ già successo in questi mesi con chi si allontanava dalla quarantena. E se la persona oppone resistenza al ricovero, viene piantonata”, aggiunge Pianese. 

Il ministero della Salute al lavoro per una norma per la tutela contro il coronavirus

Nel frattempo l‘ufficio legislativo del ministro Speranza è al lavoro per verificare il quadro normativo sui Tso. L’obiettivo è studiare una norma più stringente per la tutela contro il Covid.

“Oggi se una persona è positiva e non resta in isolamento ha una sanzione penale da 3 a 18 mesi di carcere. E c’è una multa fino a 5mila euro”, ha detto il ministro in un’intervista a Repubblica. “Sto valutando con il mio ufficio legislativo l’ipotesi di trattamenti sanitari obbligatori nei casi in cui una persona deve curarsi e non lo fa”.

Decaro (Anci): “Sì a Tso in casi ben definiti”

Da qui la voce di Decaro, considerato che proprio i sindaci sono i responsabili di eventuali trattamenti sanitari obbligatori. “Sì ai trattamenti sanitari obbligatori in casi estremi e ben definiti, per tenere sotto controllo l’epidemia isolando i possibili diffusori del Covid 19 che violino le norme di quarantena”, ha detto Decaro in una intervista a La Nazione. 

“Su richiesta dei sanitari si fa un Tso. Trattandosi di una restrizione della libertà personale, questo viene giustamente vagliato dal magistrato”, ha detto Decaro. Che ha ricordato come “in sede di conversione del Cura Italia sia stata inserita una norma che affida a noi dal 22 maggio il potere di ordinanza in materia di quarantena. Quindi per chi viola la misura, il sindaco, su richiesta dell Asl o magari degli organi di polizia che riscontrano la trasgressione, può disporre il Tso”. (Fonti: Ansa, La Repubblica, La Nazione, SkyTg24) 

 

 

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