Il Corriere della Sera, sul giornale in edicola e sul sito internet, sembra schierarsi con la Questura di Milano nello scontro tra istituzioni, polizia contro magistratura, che si delinea dopo le interferenze di Silvio Berlusconi in difesa della marocchina Ruby.
Questo è il titolo: La relazione inviata al ministro Maroni in cui si rievoca la concitazione di quella notte/ Il rapporto del questore: le telefonate furono due/ Il caposcorta del premier ricontattò la polizia: dateci chiarimenti. Alla ragazza, come a tutti i minori, nelle sei ore di permanenza in questura è stato lasciato il cellulare.
L’articolo di Fiorenza Sarzanini comincia così: Un’ora dopo la telefonata di Silvio Berlusconi al capo di gabinetto della questura di Milano, il caposcorta del premier richiamò il funzionario di polizia. Voleva essere informato dell’evoluzione della vicenda, chiedeva ulteriori chiarimenti. E, come risulta dalla relazione di servizio trasmessa dal questore Vincenzo Indolfi al Viminale, «gli fu risposto che erano ancora in corso accertamenti, come da indicazioni provenienti dal tribunale dei minorenni». La sera del 27 maggio 2010, mentre Ruby era sottoposta a fotosegnalamento, ci furono dunque due chiamate da parte del capo del governo. Alle 2 della notte la giovane marocchina lasciò la questura insieme al consigliere regionale Nicole Minetti, proprio come aveva richiesto il presidente del Consiglio. E, ribadiscono i vertici degli uffici di via Fatebenefratelli, come aveva autorizzato il magistrato di turno Anna Maria Fiorillo.
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