Quando la Guradia di Finanza lo ha arrestato Pier Gianni Prosperini, assessore regionale allo Sport e Turismo della Regione Lombardia, parlava al telefono con l’emittente “Antenna Tre”. L’accusa, per lui, è di turbativa d’asta e corruzione nell’ambito dell’ inchiesta del pubblico ministero Alfredo Robledo su una serie di appalti.
A metterlo in difficoltà, tra altre cose, ci sarebbe una conversazione intercettata in cui l’assessore lombardo si lamenta della strategia difensiva del legale di Massimo Saini, un consulente anch’egli arrestato, e per questa ragione dice che Saini “va castigato”.
Nell’intercettazione, eseguita dagli uomini della Guardia di Finanza di Milano e riportata nell’ordinanza di custodia cautelare nei confronti dello stesso Prosperini, l’assessore si lamenta in quanto, secondo il gip, Andrea Ghinetti, “ha percepito chiaramente la volontà di non voler far fronte comune contro il ‘nemico’ (il riferimento è agli inquirenti, e per questo, a proposito di Saini, “non voglio avere a che fare con lui dal punto di vista lavorativo! I deboli…per sopravvivere sono capaci di uccidere anche i propri figli…e questo quindi va castigato…”.
Secondo il gip, Prosperini in questo modo manifesta “la sua pretesa di sapere immediatamente qualunque elemento che lo riguardasse” ed esplicita “la necessità di concertare tra indagati, un versione difensiva comune”.
Nell’ordinanza di custodia cautelare nei suoi confronti, Prosperini è definito “dominus dell’attività promozionale regionale”. Un’attività “in cui spesso e volentieri appariva personalmente, che gestiva in prima persona, decidendone financo i contenuti”.
“Sintomatica”, ad avviso del gip Andrea Ghinetti, una conversazione telefonica intercettata dell’8 aprile 2008, in cui Prosperini “dispone testualmente a una dipendente di Odeon Tv”: “Ecco, sappiate che non desidero che vada più niente in onda se non c’è la mia presentazione… perché a ottobre si vota e… l’opportunità sono io che la giudico, e dico che è opportuno che il dottore [Prosperini stesso] ci sia sempre… se noi adesso facciamo una cosa, è per la campagna elettorale… non per far vedere la cosa bella!”.
Prosperini era chiamato “il boss dai suoi accoliti”: scrive il gip Andrea Ghinetti che Prosperini è “il boss, cui spetta certamente l’ultima parola sull’attività dell’assessorato e l’impiego dei fondi”.
Oltre a Prosperini, sono finiti in carcere anche Raimondo Lagostena, il patron del gruppo Profit titolare dei marchi Odeon Tv e Telereporter, e Massimo Saini, della Publicis, una società di consulenza di comunicazione. Ancora più lunga la lista degli indagati: si va dall’amministratore delegato di Telelombardia Raffaele Besso, a Loriano Bessi di Telereporter fino a Enrico Mandelli, direttore di telecity. Sotto la lente di ingrandimento di Robledo anche una hostess, Elena Novicova, il direttore generale dell’assessorato Turismo Lombardia e il dirigente della promozione Turismo Lombardia Giampiero Vioti.
L’ inchiesta condotta dai militari della Guardia di Finanza, riguarda presunte irregolarità sulla gara d’appalto 2008-2010 per la promozione turistica in tv del turismo in Regione Lombardia. Oltre al procuratore aggiunto Robledo, le indagini sono coordinate anche dal pm Paolo Storari.
L’inchiesta nasce da quella relativa alla cosiddetta “Tangentopoli lariana” condotta dall’ex pm Francesco Prete, ora procuratore delle Repubblica di Vasto, che nel febbraio 2008 aveva portato agli arresti domiciliari il consigliere regionale lombardo di Forza Italia Gianluca Rinaldin. Gli accertamenti condotti dalle fiamme gialle di Milano avevano portato quattro mesi dopo alla notifica di avvisi di garanzia, tra cui anche a Prosperini.
Questo nuovo troncone di indagine riguarda l’appalto vinto con una gara ritenuta pilotata dai magistrati, che si è svolta il 23 maggio 2007, e che riguarda il “progetto di comunicazione per la promozione del turismo nella Regione Lombardia” vinta da Profit e publicis, la società di comunicazione di Saini.
Da quanto appurato, alcuni servizi e prestazioni per la promozione turistica tramite anche spot in tv e iniziative alla Bit, la fiera che si svolge annualmente a Milano, non sarebbero mai avvenuti benché fatturati alla Regione. Infatti, oltre alla corruzione e alla turbativa d’asta, ai tre arrestati è stata contestata anche la truffa aggravata ai danni di un ente pubblico.
La tangente di 230 mila euro, secondo l’ordinanza del gip Ghinetti, che definisce Prosperini “il dominus dell’attività promozionale regionale in cui spesso appariva personalmente”, sarebbe stata versata a quest’ultimo da Lagostena su conti della banca Ubs intestati a fiduciarie svizzere riconducibili a Prosperini. L’assessore è accusato di aver ricevuto 230mila euro tramite un meccanismo di sovrafatturazione in relazione a programmi televisivi a cui partecipava per attività istituzionale.
Nel provvedimento del giudice, prima della gara di maggio di due anni fa, ci sono una serie di intercettazioni in cui gli indagati, parlando al telefono, si accordavano per “pilotare” la gara. Il gip, infine, ha rilevato che i tre – nonostante fossero informati dell’indagine a loro carico (avevano ricevuto avvisi di garanzia) – “hanno continuato a gestire con modalità illecite i rapporti con le emittenti televisive”. Infine, da quanto si è saputo, mentre Prosperini parlva in diretta al telefono con Antenna 3 poco prima di essere arrestato, aveva davanti i finanzieri che stavano perquisendo il suo ufficio.
Massimo Saini, consulente della comunicazione, invece è ritenuto dagli inquirenti l’intermediario. L’inchiesta, come si legge in una nota delle Gdf, riguarda l’assegnazione dell’appalto di servizi del valore di 7,5 milioni di euro per la promozione turistica del territorio lombardo. L’operazione delle fiamme gialle è stata chiamata ‘Attrazione fatale”, come il nome del portale di promozione turistica finito nella maglie dell’inchiesta.
Chi è Gianni Prosperini. L’assessore, 63 anni, in passato, è salito agli onori della cronaca per alcune prese di posizione dai toni molto forti nei confronti di musulmani e omosessuali. Leghista della prima ora l’assessore uscì dal partito per fondarne uno nuovo, la “Lega Nuova” dopo aver litigato con Bossi. Quindi l’ingresso nel Movimento Sociale – An prima e nel Pdl poi. Le sue accuse ai gay – «l’omosessualità è una devianza. Quindi niente famiglia e niente adozioni. Il gay dichiarato non può essere né insegnante, né militare, né istruttore sportivo» – gli valsero un rimprovero formale da parte di Gianfranco Fini.
Autoproclamatosi “baluardo della cristianità, “flagello dei centri sociali”, “eradicatore dei no global” e “difensore della fede” è diventato famoso per i suoi spot elettorali: in uno di questi, in dialetto lombardo invitava gli extracomunitari a “prendere il canotto e togliersi dalle balle”. Dulcis in fundo, in una diretta tv, zittì un extracomunitario con una frase che si commenta da sola: “Zitto lei, con quel colore di pelle che si ritrova”.
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