Corte Ue condanna l'Italia per gli aiuti alle matricole in Borsa

BRUXELLES – La corte di Giustizia europea ha confermato la condanna dell'Italia per non aver dato adeguata esecuzione alla decisione con cui la Commissione europea, il 16 marzo 2005, aveva bocciato le agevolazioni fiscali concesse alle societa' ammesse alla quotazione di borsa.

Lo ha reso noto oggi la stessa Corte, che ha respinto il ricorso presentato contro la sentenza del 4 settembre 2009 con cui il Tribunale di primo grado respingeva la richiesta di annullamento della decisione della Commissione.

Il regime di aiuti bocciato nel 2005 da Bruxelles era stato stabilito con il decreto legge 269/2003 e prevedeva di favorire le matricole di borsa consentendo loro di applicazione un'aliquota ridotta al 20% dell'imposta sul reddito delle societa' nell'esercizio fiscale in cui aveva avuto luogo l'ingresso sul mercato e per i due anni successivi. Per il solo 2004 le autorita' italiane avevano previsto un minor gettito fiscale di 56 milioni di euro.

Il regime di aiuti, ricorda la Corte Ue in una nota, e' entrato in vigore il 2 ottobre 2003 senza essere stato notificato alla Commissione europea che il 16 marzo 2005 ha dichiarato che tale regime di aiuti fosse ''una deroga al nornmale funzionamento del sistema tributario'' e che in quanto tale offriva ''evidenti vantaggi selettivi''.

Il ricorso bocciato oggi era l'impugnazione dell'Italia su questioni di diritto contro la sentenza che chiedeva l'annullamento della decisione della Commissione. Il 22 dicembre dello scorso anno l'Italia era gia' stata dichiarata inadempiente per non aver adottato tutti i provvedimenti necessari per sopprimere il regime di aiuti illegittimo e per non aver recuperato le somme dei mancati versamenti fiscali.

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