ROMA – La piccola Dayana e il padre Williams, morti per non aver trovato un posto sulle scialuppe di salvataggio. Il musicista Giuseppe Girolamo, morto annegato dopo aver ceduto il proprio posto ad un bambino. La barman Erika Fani Soria Molinala, annegata dopo aver tentato di abbandonare la nave. Maria D’Introno, costretta a lasciare la scialuppa e tornare sulla nave, per poi annegare. Come loro altre 27 persone morirono in seguito al naufragio della Costa Concordia, 32 vittime in tutto. E nella richiesta di rinvio a giudizio firmata dalla procura di Grosseto c’è anche questo, c’è la ricostruzione degli ultimi istanti di vita delle 32 vittime. Le loro sono storie, storie di persone che stanno andando incontro alla morte.
E’ una storia quella della piccola Dayana e di suo padre, Williams Arlotti, che morirono perché non trovarono posto sulle scialuppe e, mentre stavano attraversando l’interno della nave per raggiungerne altre, caddero nella voragine scaturita a seguito del definitivo ribaltamento sul fianco destro della nave.
E’ una storia quella del musicista Giuseppe Girolamo che non avendo trovato posto sulle scialuppe al ponte 3, sul lato sinistro, venne indirizzato dall’equipaggio sul lato destro e, dopo avere ceduto il proprio posto su una scialuppa di salvataggio per favorire l’imbarco di altri passeggeri, morì per asfissia da annegamento.
E’ una storia quella della barman Erika Fani Soria Molinala, che dopo avere tentato di allontanarsi dalla nave a bordo di una zattera ed essere caduta in mare, senza il giubbotto di salvataggio, venne risucchiata verso il fondale dal gorgo prodotto dal definitivo ribaltamento sul fianco destro della nave.
E’ una storia quella della passeggera Maria D’Introno, che una scialuppa di salvataggio l’aveva trovata. Era riuscita a salire, era riuscita a vedere la salvezza, ma fu costretta a tornare a bordo perché l’eccessiva inclinazione della scialuppa non consentiva il sicuro rilascio in mare. Indirizzata verso il lato destro del ponte, fu costretta dal crescente allagamento a lanciarsi in mare ma, non sapendo nuotare, morì annegata.
Le altre anche sono storie, storie di morte:
Francis Servel e Jean Pierre Micheaud. Due passeggeri che non avendo trovato posto sulle scialuppe, si sono gettati in mare, senza giubbotto di salvataggio. Risucchiati verso il fondale dal gorgo prodotto dal definitivo ribaltamento sul fianco destro della nave, sono poi deceduti per asfissia da annegamento.
Tomas Alberto Costilla Mendoza. Membro dell’equipaggio con qualifica di cabin steward, non ha avendo trovato posto sulle imbarcazioni di salvataggio, caduto o gettatosi in mare, senza avere correttamente allacciato il giubbotto di salvataggio, è deceduto per asfissia da annegamento.
Giovanni Masia. Passeggero che non avendo trovato posto sulle scialuppe è stato indirizzato da membri dell’equipaggio sul lato destro e, mentre stava attraversando il corridoio all’interno della nave nei pressi dell’atrio ascensori di poppa, è caduto nella voragine prodottasi dal definitivo ribaltamento sul fianco destro della nave, precipitando in una zona allagata.
Guillermo Bual Guades. Passeggero che non avendo trovato posto sulle scialuppe, mentre stava attraversando il corridoio all’interno della nave è caduto nella voragine precipitando in una zona allagata ed è così deceduto per asfissia da annegamento.
Egon Hor. Passeggero che non avendo trovato posto sulle scialuppe al ponte 4, lato sinistro, ha tentato di portarsi sul lato destro dello stesso ponte alla ricerca di un mezzo per abbandonare la nave, ma, mentre stava attraversando il corridoio all’interno della nave è caduto nella voragine ed è deceduto per asfissia da annegamento.
Sandor Feher. Membro dell’equipaggio con mansioni di musicista, il quale, non avendo trovato posto sulle scialuppe al ponte 4, lato sinistro, ha tentato di portarsi sul lato destro alla ricerca di un mezzo per abbandonare la nave e, mentre stava attraversando il corridoio all’interno della nave è caduto nella voragine ed è così deceduto per asfissia da annegamento.
Jeanne Yvonne Gannard e Pierre André Emile Gregoire. Passeggera, due fratelli, che non avendo trovato posto sulle scialuppe al ponte 4, lato sinistro, sono stati indirizzati da membri dell’equipaggio sul lato destro e, mentre stavano attraversando il corridoio all’interno della nave sono caduti nella voragine e sono morti per asfissia da annegamento.
Così, allo stesso modo, in quel maledetto ponte 4, sono morti anche i passeggeri Josef e Brunhild Werp, Horst Galle, Luisa Antonia Virzì, Gabriele Maria Grube, Inge Sschall, Siglinde Stumpe, Mylène Lisiane Marie Thèrése Litzler ed il compagno Michael Blemand, Elisabeth Bauer, Margrit Schroeter, Margarethe Neth, Barbara Ann e Gerald Frank Heil, Norbert Josef e Cristina Mathilde Ganz, Maria Grazia Trecarichi e Russel Terence Rebello.
In tutto 32 nomi, 32 morti, 32 storie, 32 attimi prima di morire in quel tragico naufragio.