ISOLA DEL GIGLIO (GROSSETO) – Un gigante da 115 mila tonnellate per 290 metri si è inclinato a quasi a 90 gradi, forse per colpa di un saluto da fare, un omaggio da non mancare che è costato la vita a sei persone. In gergo si chiama inchino, un saluto con tanto di sirena sonante.
La nave Concordia della Costa Crociere si trovava a 150 metri dalla costa, troppo vicina alla riva e così ha urtato contro uno scoglio, ha perso stabilità e ha cominciato a imbarcare acqua. Il comandante, Francesco Schettino, credono gli investigatori, aveva da fare un inchino in grande visione, probabilmente per l’ex comandante Mario Palombo, racconta il Secolo XIX. Per lui e anche per il primo ufficiale di plancia, Ciro Ambrosio, i reati contestati sono omicidio colposo plurimo, naufragio e abbandono della nave mentre c’erano ancora molti passeggeri da trarre in salvo.
Palombo, ex comandante della Costa, pare che dalla parti del “Giglio” fosse “un mito”. Anche per lui accostarsi alla riva dell’Isola non era un fatto raro, ma “ogni volta la deviazione di rotta veniva comunicata ad autorità e compagnia”. L’ex capitano dunque conferma di fatto che anche lui si “accostava”, ma a differenza di quanto è successo a Schettino, “in sicurezza”.
“Dico che non si tratta di una consuetudine, ma di due episodi avvenuti in circostanze specifiche. In occasione di una ricorrenza estiva al Giglio, nei mesi di agosto scorso e dell’anno precedente. Ed è avvenuta, per quanto ne sia a conoscenza, per una sorta di saluto all’isola in festa. In entrambe le occasioni ero al Giglio, ma venerdì assolutamente no. Io ormai vivo a Grosseto da tempo. Era un saluto ai gigliesi e io sono uno di loro. Sull’estrema sicurezza non ci sono dubbi. Le dirò di più, si trattava di lievi modifiche alla rotta stabilita, che erano autorizzate dalla compagnia di navigazione e indicate alla Capitaneria di porto. Ma la nave non passava a 150 metri, come pare sia accaduto per la tragedia della Costa Concordia, ma a 500 almeno. Incredibile che si affermino cose diverse”. E ancora: “In 150 metri una nave delle dimensioni della Concordia proprio non ce la fa a manovrare. È impensabile avvicinarsi così tanto. Quindi, per chiarire una volta per tutte, il saluto non è mai stata una abitudine, ma un evento eccezionale. Niente a che vedere con quanto capitato venerdì”.
Lui però dice di non essere stato al Giglio quella notte: “Stavo a Grosseto. Se lo hanno fatto pensando che c’ero, io non so che dire. La voce può essersi sparsa ma che ci posso fare?Queste cose si fanno l’estate, quando le isole sono piene di turisti, non d’inverno quando non c’è nessuno…So che ci sono due o tre ufficiali del Giglio ma non erano sulla nave a quanto ne so”, spiega ancora secondo quanto riporta Vanity Fair.
Venerdì però a bordo della Concordia sembra ci fosse il maitre Antonello Tievoli, figlio del parrucchiere del Giglio, imbarcato dodici anni fa. La sorella di Tievoli, riporta Vanity Fair, in un messaggio postato su Facebook alle 21.08 (30 minuti prima dello scontro), aveva scritto: “Tra poco passerà vicina vicina la Concordia di Costa Crociere, un salutone al mio fratello che a Savona finalmente sbarcherà, per godersi un po’ di vacanza”.