Costa Concordia: nuova accusa a schettino, nascose l'urto

GROSSETO, 23 FEB – Ancora accuse al comandante della nave Costa Concordia, Francesco Schettino. Ora la procura di Grosseto gli imputa di non aver fatto immediatamente rapporto alla Direzione marittima di Livorno: aveva il dovere di dire subito che c'era stato un grave incidente davanti all'isola del Giglio. Un fatto gia' emerso dalle testimonianze, ma ora qualificato da un'ipotesi di reato nuova che si aggiunge alle accuse di omicidio plurimo colposo, naufragio, abbandono di persone incapaci e abbandono di nave. Non aver fatto subito quel rapporto, spiegano i pm, ritardo' le procedure di emergenza e soccorso da terra verso la Concordia.

Oggi gli inquirenti tracciano numerose ipotesi di colpa per Schettino, oltre alla rotta sbagliata, al ritardo nel dare l'allarme – tra cui l'emissione dei segnali 'pan pan', prima, e di 'distress' poi – e nel far evacuare la nave. Negli atti scrivono che Schettino usava, e faceva usare al cartografo Simone Canessa, carte nautiche inadeguate, su grande scala, tali da non evidenziare nel dettaglio gli scogli. Per legge se ne sarebbe dovute procurare di adatte, sarebbe stato suo compito, e non della compagnia come, invece, sostiene il suo difensore Bruno Leporatti. I pm scrivono anche che tenne la rotta a 16 nodi, quindi alta, per recuperare la media di crociera dopo aver fatto rallentare la velocita' per cenare con calma. E ancora, tra le colpe di Schettino, quella di aver permesso che ci fossero estranei in plancia di comando – il maitre Antonello Tievoli, il commissario Manrico Giampredoni, Ciro Onorato e la moldava Domnica Cermotan -, circostanza tale da farlo distrarre e creare confusione durante la navigazione. Anche l'aver partecipato alla telefonata con l'ex comandante di Costa, Mario Palombo, per sapere quale distanza tenere dal Giglio, non deporrebbe a suo favore: un'altra distrazione secondo i pm. Accuse dettagliate, tra cui l'aver comunicato a passeggeri ed equipaggio che c'era un black out quando invece gia' 15 minuti dopo l'impatto la catena di comando sapeva che la nave non poteva piu' galleggiare e imbarcava acqua.

Il naufragio e l'omicidio colposo sono contestati anche agli ufficiali in plancia Salvatore Ursino, Silvia Coronica e Ciro Ambrosio, tutti indagati. Assecondarono Schettino, anziche' contrastarlo. Ne furono 'imbambolati', si commenta tra gli investigatori, e non seppero dirgli che la rotta troppo ravvicinata e la velocita' di 16 nodi erano un pericolo. Anche il comandante in seconda, Roberto Bosio, e' finito nel mirino: lo indagano 'solo' per omicidio plurimo colposo, e non per naufragio visto che era in cabina quando la nave ha urtato gli scogli. Ma in due-tre minuti ando' in plancia e segui' tutte le fasi successive. Bosio sapeva, dicono i pm, ma subi' l'inerzia di Schettino e non agi' per superarla. Avrebbe potuto farlo secondo i protocolli marittimi, e non sarebbe stato ammutinamento. Anche se ha collaborato con i pm – e' stato sentito tre volte – ora e' indagato: la 'scatola nera' dira' come agi' effettivamente. Coi nuovi indagati Schettino non sembra piu' 'solo'. Emergono altre responsabilita'. Non solo degli ufficiali in plancia ma anche del personale di Costa spa – per l'unita' di crisi che sovrintende alle operazioni della flotta – come ha fatto implicitamente rilevare il difensore di Schettino Bruno Leporatti: ''Valuteremo se farlo risentire dalla procura – ha detto – la quale ha espresso apertamente nuovi profili di responsabilita'''. Il riferimento e' ai neo-indagati Manfred Ursprunger, Roberto Ferrarini e Paolo Parodi, responsabili di terra che, secondo i pm, limitarono l'unita' di crisi a meri compiti logistici senza attivarsi per sapere cosa succedeva davvero e senza avvisare le autorita'. Sempre oggi emerge che la procura ha respinto un'istanza di Schettino per avere copia del video trasmesso dal Tg5 su cosa avveniva in plancia. Tutto e' rimandato all'incidente probatorio del 3 marzo sulla 'scatola nera' che la procura ha chiesto al gip di estendere ai nuovi indagati. Identificate come persone offese i ministeri dell'Interno e delle Infrastrutture e Trasporti mentre quello dell'Ambiente si e' costituito gia' parte lesa. Domani la procura presenta il ricorso alla Cassazione contro la decisione del riesame di mantenere i domiciliari a Schettino, anziche' ripristinare l'arresto in carcere.

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