Spavalda e veloce la Concordia: una virata all’ultimo l’ha mezza salvata

Foto LaPresse

ISOLA DEL GIGLIO (GROSSETO) – Arrivava ad alta velocità contro lo scoglio la Costa Concordia. Solo una virata all’ultimo momento ha consentito di evitare parzialmente l’ostacolo, provocando comunque la falla. E’ emerso da specifiche indagini sul timone della nave che sono state decise dagli inquirenti per ricostruire la manovra verso il Giglio e l’impatto contro lo scoglio. E’ emerso che il timone fu completamente virato a dritta come se la nave, dovesse appunto evitare l’ostacolo all’ultimo momento. Non solo ad alta velocità ma anche “spavalda”. Più che a un inchino infatti l’eccessivo avvicinamento all’isola del Giglio della Costa Concordia potrebbe attribuirsi ad una dimostrazione di bravura del comandante Francesco Schettino. Questa l’potesi del procuratore di Grosseto, Francesco Verusio, che sta valutando la manovra di avvicinamento al Giglio e che è la stata causa del naufragio.

Gli inquirenti vorranno inoltre stabilire se il reale errore della plancia di comando della nave Costa Concordia sia consistito nell’alta velocità tenuta sulla rotta turistica di avvicinamento al Giglio, 15 nodi, troppi per poter correggere la direzione in tempo senza andare a sbattere contro le rocce. La plancia di comando della nave avrebbe dovuto repentinamente virare il timone a destra per non urtare frontalmente la scogliera. La manovra sarebbe riuscita solo in parte e le rocce hanno squarciato la fiancata di sinistra per circa 50-70 metri.

Ma oltre a stabilire la causa della tragedia, il perchè della manovra azzardata, c’è anche la continua ricerca dei dispersi. Cercare per trovare, perchè la speranza sia davvero l’ultima a morire. Perchè Costa Concordia non sia oltre che un relitto anche una bara. Nella giornata di giovedì sono stati identificati due degli 11 cadaveri finora recuperati (restano tre quelli senza nome): sono due cittadini francesi i cui nomi erano contenuti nella lista delle persone non rintracciate, che scende così a 24.

E sul relitto della grande nave da crociera con la pancia squarciata dalle “Scole”, gli appuntiti scogli che frastagliano l’acqua davanti alla torre saracena, continuano le ricerche dei dispersi. Sesto giorno di ricerche iniziato prima col sopralluogo poi con le immersioni dei palombari del Gos del Comsubin, gli incursori della Marina, che hanno aperto altri 4 varchi nel fianco immerso della nave. Adesso i varchi sono in tutto 11 e grazie a questi buchi negli oblò e nella lamiera realizzati con microcariche di esplosivo stanno entrando in sicurezza i sommozzatori dei carabinieri, dei vigili del fuoco e quelli del Centro nazionale soccorso alpino e speleologico. Ogni team di intervento ha un compito da assolvere prima che le potenti pompe della Smit Salvage di Rotterdam, l’azienda chiamata da Costa Crociere a bonificare i bunker pieni di migliaia di litri di IFO380, comincino a lavorare scaldando il carburante che deve tornare meno denso di quanto non sia adesso.

I sommozzatori dei carabinieri sono incaricati dalla procura di prelevare la cassaforte nella cabina del comandante Schettino. La cabina si trova, immersa, alla fine del ponte di comando. L’operazione tentata oggi non è riuscita a causa dell’impossibilità di sfondare la porta bloccata dalla pressione dell’acqua. I carabinieri cercano anche di verificare una delle ultime affermazioni del comandante Schettino che ha detto di aver tirato l’ancora quando ancora era in movimento per rendere omaggio all’isola del Giglio con il cosiddetto inchino. Manovra che non troverebbe riscontro, allo stato, dalle verifiche del sommozzatori dell’Arma. Intanto i sub dei vigili del fuoco e del Cnsas tentano di entrare dai varchi per cercare i dispersi.

La Costa Concordia è sempre lì, guardata a vista dal teodolite, un complesso sistema di sensori che ne controlla i movimenti da lontano. La nave sembra dormire, il corpaccione coricato su un fianco, ancorato per il momento al fondo da un’ aletta di prua, per ora immobile. Dal luogo dove si trova all’orrido profondo oltre 60 metri c’è solo una lingua di scoglio. Il vento e il mare, previsti in rinforzo per venerdì, rischiano di spingerla laggiù. Il pericolo di inabissamento della nave potrebbe essere forse scongiurato da una sorta di imbragatura dello scafo fissata agli scogli: è questa una delle ipotesi allo studio dei tecnici, mentre arrivano da più parti i suggerimenti per salvare la Concordia, dagli ancoraggi alla terraferma con funi d’acciaio al posizionamento di rostri sul fondo del mare.

Il precario equilibrio della nave, comunque, è un problema che sembra non preoccupare i tecnici della Smit Salvage che si stanno preparando a intervenire per svuotare i serbatoi. Con loro, gli specialisti del rischio inquinamento: la Castalia e un’azienda pugliese in grado di intervenire in caso di sversamento di carburante in mare. L’operazione potrebbe venir anticipata solo se viene decretata la fine delle ricerche dei dispersi. Dunque, non è finita e il sesto giorno si chiude con la luce dei riflettori puntata sullo scafo a pancia in su. Domattina si ricomincia a cercare in attesa di capire e di decidere se quella nave oltre che relitto debba essere destinata a diventare un sarcofago e, insieme, un monito.

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