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Covid, provincia Brescia zona arancione “rafforzata”. Tutto è partito da un asilo e due feste di compleanno

Covid, la terza ondata sta mettendo a dura prova la Bassa e la zona di Franciacorta in provincia di Brescia. Tutta la provincia, otto comuni della brgamasca ed uno del cremonese sono in zona arancione “rafforzata”.

Quanto sta accadendo sembra essere dovuto alla variante inglese ed è nato tra Castrezzato e Corzano. Il sindaco di Castrezzato Givanni Aldi, spiega al Corriere della Sera che all’origine di tutto ci sarebbero dei focolai nati all’interno di una scuola d’infanzia e in due feste di compleanno.

Covid, Brescia la provincia più colpita d’Italia

Giovanni Aldi sta passando delle giornate senza potersi fermare un attimo. Il cinquantenne sindaco di Castrezzato è alla guida della città da 7mila anime da un paio d’anni.

La sua cittadina è la più colpita della provincia più colpita d’Italia. La nuova stretta decisa, l’arancione “rafforzato” esteso anche a 8 paesi bergamaschi e ad uno della provincia di Cremona, sarà in vigore fino al 2 marzo.

Per una settimana, Castrezzato è stato già in zona rossa a causa dell’improvvisa impennata di contagi. Nella vicina Corzano e qui,confermano le autorità sanitarie, sarebbe nata la terza ondata.

Racconta il sindaco al Corriere: “Il primo focolaio l’abbiamo avuto in una scuola d’infanzia, per noi una novità assoluta”.

“A inizio febbraio ho chiuso l’istituto, l’8 mi hanno comunicato le positività di 4 bambini di 5 anni. Hanno contagiato le loro famiglie. Poi ci sono state un paio di feste di compleanno, tutti infetti”.

Da questo momento si è arrivati a 200 casi in pochi giorni. Ricoveri, rianimazioni e poi i primi decessi.

Covid in provincia di Brescia, dai primi due paesi si è diffusa in quelli limitrofi

Da Castrezzato e Corzano, la terza ondata è rapidamente diffusa ai paesi limitrofi: Chiari, Rovato, Castelcovati, Trenzano.

Alla fine ed essere toccata è l’intera provincia, dove i numeri sono diventati allarmanti: 932 ricoveri, 85 in terapia intensiva, oltre 4 mila contagi nell’ultima settimana, praticamente il doppio delle altre città lombarde.

Lunedì scorso ci sono stati 25 decessi con una previsione di oltre 200 per il mese di febbraio.

Pur non essendo la stessa situazione del marzo 2020, “la la gente ha paura perché sente le ambulanze, i vaccini non arrivano e teme le varianti, a Gussago c’è stato un caso di sudafricana” ricorda ancora Aldi.

Tra le strutture, a soffrire più di tutte è l’ospedale di Chiari. 

Il direttore generale dell’azienda sanitaria Franciacorta, Mauro Borelli, spiega che “la situazione è molto seria. Ho ancora dieci posti liberi, per arrivare a 111. Consideri che siamo stati per settimane intorno ai 40 ricoverati”.

Borelli spiega che nei tamponi processati in zona si trova una carica virale molto alta. “Colpa della variante inglese” aggiunge senza alcun dubbio Borrelli.

Prefetto Brescia: “Scuole e trasporti hanno contribuito al ritorno dell’epidemia”

Il prefetto di Brescia Attilio Visconti, nel commentare la situazione, usa toni duri: “Questi ragazzi io francamente non li capisco, senza protezioni, distanze”.

“Al ritorno dell’epidemia hanno contribuito anche scuole e trasporti. Brescia è una realtà industriale e la promiscuità sui mezzi pubblici è forte”.

In piazza della Vittoria, spiega ancora il prefetto, “domenica scorsa ci saranno stati 2 mila ragazzini, da non credere”. 

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