Cerca di far luce sul caso ‘Lapo-trans’ ma finisce a processo per molestie allo stesso Lapo

Veste come lui, porta i capelli tagliati nello stesso modo, imita anche la sua pronuncia. Definire F.C.M., 35 anni, tecnico informatico di Piasco, in provincia di Cuneo, un fan di Lapo Elkann, è riduttivo. Tifoso sfegatato della Juventus, l’uomo nutre altrettanta passione nei confronti del rampollo di casa Agnelli.

Convinto che lo scandalo della notte del 9 ottobre 2005, quando Lapo finì all’ospedale in coma per overdose di cocaina dopo un’orgia con Donato Broco, in arte Patrizia, e altri due travestiti, sia stata una trappola architettata da misteriosi personaggi, ha cercato di salvare l’onore del suo idolo. Un nobile intento che però gli ha guadagnato due denunce (una per molestie da parte di Lapo Elkann e una per minacce presentata da Donato Broco) e un rinvio a giudizio fissato per la mattina del prossimo 12 aprile.

Dopo diversi anni quindi le strade di Lapo Elkann e di Patrizia si incrociano nuovamente. Sono infatti entrambi «parti offese» nel processo a F.C.M. Inconsapevolmente, dato che ognuno dei due ha denunciato il tecnico informatico di Piasco senza sapere che lo aveva fatto anche l’altro.

L’inchiesta, nata dagli esposti presentati separatamente da Lapo Elkann e da Donato Broco, riguarda fatti risalenti all’estate del 2008 ed è stata coordinata dal sostituto procuratore della Repubblica Stefano Castellani. Le accuse contro F.C.M., difeso dall’avvocato Ivana Presutti, sono riassunte in modo dettagliato nel decreto di citazione a giudizio in cui si legge: «Per petulanza, col mezzo del telefono e in luogo aperto al pubblico (…) arrecava molestia e disturbo a Lapo Elkann, inviandogli numerosi messaggi di posta elettronica all’indirizzo della società L. A. di cui Elkann è socio, messaggi contenenti dichiarazioni d’amore e frasi prive di senso. O presentandosi più volte presso la sede della società L.A. sita in via Lessolo 3, sia all’interno degli uffici, sia nelle pertinenze dello stabile (e perciò in luoghi aperti al pubblico) chiedendo insistentemente di essere ricevuto e di poter parlare con Lapo Elkann, suonando insistentemente il campanello e pronunciando ad alta voce frasi prive di senso…».

Se nei confronti di Lapo Elkann F.C.M. ha peccato per troppo affetto diventando molesto, per quanto riguarda Donato Broco, a suo parere artefice (con altri) della trappola della notte dell’ottobre 2005, ha avuto un comportamento ben più violento. L’accusa in questo caso è infatti quella di minacce «in quanto minacciava Donato Broco dicendogli che lo avrebbe ucciso se non fosse andato via da Torino – si legge nel decreto di citazione – con l’aggravante di aver commesso il fatto con arma, utilizzando una lima da falegname…». In parole povere, per salvare una volta per tutte l’onorabilità di Lapo Elkann, il 26 giugno di due anni fa il tecnico informatico di Piasco non ha trovato di meglio che aspettare «Patrizia» sotto casa e minacciare di ucciderlo con la lima portata da casa se non fosse sparito per sempre da Torino.

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