Ragioniere a Roma, perde il lavoro e finisce a vivere in auto

ROMA, 2 novembre – Vive nella sua automobile con il cane Lucky: è tutto quello che ha. Marco Proietti, ragioniere romano di 52 anni, è uno dei seimila clochard della capitale. Ma non certo per scelta.

Laura Bogliolo racconta la sua storia sul Messaggero. Una storia che ha visto Proietti finire in mezzo alla strada dopo che l’agenzia immobiliare da lui gestita per vent’anni è fallita.

Ora Proietti racconta al Messaggero di non aver più paura di nulla, perché “gli incubi più brutti sono già diventati realtà”. Dal fallimento dell’agenzia, gli amici e i parenti sono scomparsi. Lui è tornato a vivere con la madre, ma a luglio del 2010 lei è morta, lui non ha più potuto pagare l’affitto, e così è finito a vivere in macchina.

L’unico pasto glielo porta la fidanzata Katia la sera. Prima i due vivevano insieme a casa dei genitori di lei, “ma è una casa piccola, non c’è spazio anche per me”, spiega Proietti. La mattina va all’albergo a prendere il caffè e con quella scusa usa il bagno per farsi la barba e poi provare a cercare un lavoro.

“Ho paura che prima o poi quelli dell’albergo si accorgano che sono solo un senzatetto”, dice. La sera raccoglie un po’ di cartoni e li sistema con cura sul tettino della sua Fiat Uno bianca, “perché se piove entra acqua”.

Ha lavorato come guardiano di notte in un cantiere: “Quaranta euro per dodici ore di lavoro”. Poi ha perso anche quel lavoro, e nonostante i tanti colloqui nessuno l’ha preso: “Dicono che sono troppo vecchio, oppure troppo qualificato, con una cultura considerata pericolosa per chi offre solo impieghi a nero”.

Sogna un lavoro e una casa. “In un centro sociale a Centocelle mi hanno detto che potevano aiutarmi solo se avessi combattuto con loro, con picchetti e scontri che permettono di accumulare punti per entrare nelle liste dei possibili occupanti, ma non voglio immischiarmi in queste cose”.

Da luglio prende un sussidio di 300 euro ogni due mesi dal IV Municipio “ma i soldi arrivano con un ritardo di venti giorni”. Ha chiesto aiuto alla Caritas “ma non accettano Lucky, non voglio lasciarlo in un canile, mi si spezza il cuore. Dovrei lasciare il mio cane, ma finché avrò un briciolo di dignità questo non accadrà mai”.

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