Csm: mercoledì il voto sulla prescrizione breve e Brignandì

ROMA – Mercoledì mattina, come primo punto all’ordine del giorno, la proposta di delibera che chiede di dichiarare decaduto dalla carica di consigliere Matteo Brigandì, per non aver comunicato nè rimosso per tempo la situazione di incompatibilità nella quale si trovava quando fu eletto dal Parlamento tra gli otto componenti laici di Palazzo dei marescialli. Nel pomeriggio poi la discussione sulla prescrizione breve, a partire da un testo in cui si esprime ”preoccupazione” per un’innovazione che rischia di ”incentivare tecniche dilatorie” da parte degli imputati nei processi . Sarà una seduta ad alta tensione quella di mercoledì del plenum del Csm.

Il fatto che si partirà proprio dal caso Brigandì, non contribuirà ad alleggerire il clima. La richiesta di mettere alla porta il laico della Lega per non aver lasciato per tempo l’incarico di amministratore unico della holding della Lega Fin Group, ritenuto incompatibile con il ruolo di consigliere,  è stata approvata a maggioranza dalla Commissione verifica titoli del Csm, con il voto contrario del laico del Pdl Nicolò Zanon.

Una posizione su cui dopodomani potrebbe convergere l’intero gruppo dei laici della maggioranza Quanto alla prescrizione il testo da cui si parte – ma che quasi certamente sarà modificato con un emendamento sul quale sono al lavoro consiglieri laici e togati – è molto stringato. Ed è quello presentato nell’ultimo plenum dal togato del Movimento per la Giustizia Nello Nappi. Poche righe in cui si sottolinea che ”la durata abnorme dei processi dipende da cause organizzative e culturali, che non permettono di disincentivare i frequenti abusi dei diritti delle parti, non solo private, le cui strategie dovrebbero invece incontrare un limite nel principio costituzionale della ragionevole durata del processo”.

Di qui l’allarme per ”la proposta di riduzione dei termini di prescrizione dei reati”, che rappresenterebbe un ulteriore incentivo per gli imputati a cercare di prendere tempo. Il dibattito si preannuncia teso visto che i laici della maggioranza contestano da tempo che il Csm possa esprimersi su provvedimenti legislativi all’esame del Parlamento senza che vi sia una richiesta di parere da parte del ministro della Giustizia.

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