Csm: “Rivedere la prescrizione, troppe 200mila l’anno”

ROMA, 29 NOV – ''Non e' possibile che 200mila processi all'anno si prescrivano. Si crea frustrazione tra magistratura e forze dell'ordine''. Occorre ''una drastica depenalizzazione e un intervenuto correttivo sulla prescrizione'' per uscire dalla ''logica perversa per cui l' obiettivo del processo e' la sua morte precoce'', e che quindi ''ragionevole durata del processo significa ammazzare il processo in culla''. Lo ha detto il vicepresidente del Csm, Michele Vietti, tenendo una una lectio magistralis alle Scuola di perfezionamento per le Forze di Polizia, ribadendo, come gia' detto di recente, che ''il rito'' va rivisto perche' ''le bagatelle'' non possono essere risolte allo stesso modo di un procedimento complicato: ''entrambe con tre gradi di giudizio''.

In Italia – ha ricordato Vietti – ci sono 5 milioni di processi civili pendenti, 1,3 milioni di procedimenti penali e la Cassazione, che e' arrivata ad avere 400 giudici, smaltisce 30 mila ricorsi civili, 50 mila penali e ha 100 mila processi arretrati. Numeri enormi se paragonati a quelli degli altri paesi: ''La Corte Suprema degli Usa, che unifica le funzioni di Cassazione e Corte Costituzionali, decide 75-80 processi l'anno'' ha detto Vietti a titolo d'esempio. E ancora ha elencato la corte di Cassazione tedesca che esamina 3 mila ricorsi penali e 3 mila civili, quella francese 7 mila penali e 18 mila civili, quella spagnola 4 mila penali e 3.500 civili. E in Italia ''quanto puo' reggere un sistema che ha milioni di cause pendenti? La giustizia non e' a costo zero'', ha sottolineato Vietti, ribadendo dunque che va ''ridotto l'accesso del contenzioso nel processo attraverso arbitri ed autorita' di settore, poi ci vuole un filtro, un rito snello che sia modellabile dal giudice a seconda della rilevanza della controversia, una drastica depenalizzazione e un intervento correttivo sulle prescrizioni''. Ma non il processo breve, che sarebbe come ''un ricovero breve: scaduto il termine si uccide il malato''.

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