Csm: "Su Giusti decidemmo serenamente"

ROMA – ''Quella decisione l'ho presa serenamente. Valutammo con i colleghi che quei comportamenti fossero dovuti a inesperienza e alla situazione particolarmente sfasciata del suo ufficio. Dopo e' piu' facile rivedere le cose in una luce diversa…''.

Il giudice Elisabetta Cesqui e' stato il relatore nell'unico processo disciplinare a carico del gip di Palmi Giancarlo Giusti, arrestato ieri per corruzione aggravata dalla finalità mafiosa nell'ambito dell'inchiesta della Dda di Milano sulla cosca dell'ndrangheta dei Lampada.Quello che nel luglio del 2007 si e' concluso con l'assoluzione del magistrato da parte della sezione disciplinare del Csm e a cui fa esplicito riferimento il gip di Milano Giuseppe Gennari quando dice che se il magistrato fosse stato fermato allora ''tutto il resto non sarebbe successo''.

A Giusti, che allora era giudice dell'esecuzione a Reggio Calabria, venne contestato di aver aggiudicato beni immobili pignorati senza pubblicare l'avviso di vendita e di aver privilegiato tre professionisti quando si trattava di nominare consulenti e amministratori giudiziari. Ma il Csm credette alla sua ''buona fede'' nel tentativo di riorganizzare un ufficio ''ereditato in condizioni disastrose'', come sottolinea la sentenza.

''Ho riletto la sentenza. E ricordo che ci sembro' di aver di fronte un magistrato di prima nomina che si era trovato a guidare un ufficio di esecuzione immobiliare che era a pezzi, visto che da 10 anni non faceva una vendita: i beni pignorati rimanevano nelle mani dei debitori, fuori dal circuito della giurisdizione. E lui ci spiego': non sapevo dove mettere le mani, ma ho rimesso in moto l'ufficio, incontrando resistenze del personale amministrativo''. Tant'e' che la stessa sentenza da' conto che in tre anni si passo' da 7 a 280 ordinanze di vendita. E gli stessi ispettori del ministero della Giustizia nella loro relazione attribuirono al magistrato il ''merito di aver impresso'' una ''rilevante accelerazione'' al settore dell'esecuzione immobiliare, con una ''chiara e encomiabile inversione di tendenza''.

Quanto alla mancata rotazione negli incarichi, Giusti la giustifico' con la necessita' di avvalersi di professionisti di particolare fiducia, in grado di assecondare la sua volonta' di imprimere maggiore dinamismo alle procedure.''Sotto questo profilo il dottor Giusti si e' mosso sicuramente con una certa leggerezza, poiche' i fatti hanno dimostrato che la fiducia accreditata ai professionisti piu' frequentemente nominati non sempre era ben riposta'', scrisse allora Cesqui.

E oggi riconosce:"Forse sbagliammo ad attribuire quei comportamenti a leggerezza. Ma decidemmo sulla base delle informazioni che avevamo e negli uffici difficili, come spesso quelli calabresi, non è sempre facile distinguere. Più di una volta ci siamo trovati di fronte a colleghi giovani caricati di responsabilità eccessive e abbiamo sempre cercato di tenerne conto."

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