Cucchi. Un teste: “Pestato dai carabinieri”

Stefano Cucchi

Una nuova testimonianza potrebbe far spostare all’indietro le lancette dell’orologio della complicata indagine sulla morte di Stefano Cucchi. E attribuire il momento del pestaggio alla permanenza gel geometra di 31 anni nella caserma dei carabinieri la notte prima del processo. Un nuovo testimone, al momento solo televisivo, sembra ribaltare la ricostruzione finora emersa che aveva collocato il pestaggio del geometra di 31 anni all’interno delle camere di sicurezza del Tribunale di Roma.

Il testimone, un agente della polizia penitenziaria, che la sera del 24 novembre sarà intervistato nella trasmissione televisiva Matrix, racconta invece di una frase che avrebbe detto Cucchi ad altri detenuti. «La scorsa notte ho avuto un incontro di pugilato» così Cucchi rispose ad alcuni detenuti che come lui stavano per essere trasferiti dalle celle di sicurezza del Tribunale di Roma al carcere. Parole, racconta ancora l’agente, che Cucchi avrebbe pronunciato come replica alle domande degli altri detenuti che avevano notato il suo stato fisico. I detenuti risposero a Cucchi ironicamente «nell’incontro tu hai fatto la parte del sacco».

«Il ragazzo -dice l’agente nell’intervista ai due giornalisti di Matrix – era in condizioni pessime e si vedeva che era stato pestato». La nuova testimonianza dunque sembra far intendere che Cucchi indicò come momento del pestaggio la sera prima del processo, ovvero quando si trovava nella caserma dei carabinieri di Tor Sapienza. Una versione nuova che sconvolge quella fornita dal primo teste, il detenuto immigrato S.Y. che invece disse di avere assistito al pestaggio nelle celle di sicurezza del Tribunale.

Celle di sicurezza che nel pomeriggio del 24 novembre sono state al centro di un sopralluogo dei pm romani insieme al principale testimone della vicenda, il detenuto gambiano S.Y.. E, nel corso dell’attività, il testimone, con l’ausilio di un interprete, ha mostrato la cella da lui occupata il 16 ottobre scorso e quella in cui si trovava Cucchi, distanziate l’una dall’altra da un’altra camera di sicurezza, e indicato l’ambiente in cui entrambi sono stati collocati dopo la convalida dei loro fermi, prima di essere trasferiti a Regina Coeli.

I pm Vincenzo Barba e Francesca Loy hanno effettuato una prova attraverso lo spioncino della cella inizialmente occupata dal testimone per verificare se la visibilità corrispondesse a quella indicata nella ricostruzione dei fatti. Un test che avrebbe dato un esito positivo. S.Y., in sede di incidente probatorio, ha dichiarato di aver udito rumori di botte e di lamenti e di aver visto Cucchi, dallo spioncino, trascinato in cella da agenti di polizia penitenziaria. Ma, è questa sarebbe un’altra novità, un sopralluogo nelle celle di sicurezza del Tribunale di Roma c’era già stato il 21 novembre. Il verbale verrà mostrato sempre durante Matrix. Al sopralluogo presero parte i pm Francesca Loy e Vincenzo Barba, il capo della mobile Vittorio Rizzi e Vincenzo Sacco, vice capo commissario della polizia penitenziaria. Nel corso del sopralluogo era presente S.Y. Ma nel verbale si evidenzia che il teste disse nell’occasione: «Non riconosco i luoghi della mia detenzione né la mia cella». Questo primo sopralluogo, secondo quanto si è appreso in Procura, sarebbe stato fatto senza interprete e con difficoltà di comunicazione tra le parti tanto che il testimone poi non firmò il verbale. Ora è probabile che le verità dei due testi vengano messe a confronto.

«Prendiamo atto di questa testimonianza. Abbiamo fiducia nel lavoro dei pm. Credo che abbiano già acquisito questa testimonianza raccolta da Matrix. Quello che è certo è che Stefano non è morto da solo, come abbiamo sostenuto dal primo minuto. Sono stati i carabinieri? Sono stati gli agenti penitenziari? O sono stati tutti e due? È  chiaro che ora il quadro cambia». Lo ha detto l’avvocato della famiglia Cucchi, Fabio Anselmo, ai microfoni di CNRmedia, sulle nuove circostanze della morte di Cucchi evidenziate da un’intervista della trasmissione Matrix.

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