Emilia Romagna e Veneto, la sanità scricchiola, cade il mito del buongoverno

Pubblicato il 28 Gennaio 2010 - 12:50 OLTRE 6 MESI FA

Conti in rosso e inchieste aperte da una parte. Medici e infermieri in sciopero dall’altra. Emilia Romagna e Veneto unite dagli stessi problemi.

La prima è da sempre considerata una regione del “buon governo”, all’avanguardia. Dall’altra parte Giancarlo Galan viene ancora oggi acclamato per i risultati raggiunti nella sua regione come governatore. Ma qualcosa, almeno nella gestione dei conti pubblici da destinare alla sanità, porta a sfatare questi “miti”.

Emilia Romagna. Secondo quanto scrive “Libero”, l’indebitamento complessivo degli enti emiliani e romagnoli sanitari nel 2008 ha raggiunto quota 4 miliardi e 368 milioni. Non solo. Sempre secondo il quotidiano diretto da Maurizio Belpietro, la magistratura ha aperto tre inchieste sulla sanità regionale. Una riguarda l’ospedale di Cona, in provincia di Ferrara. Nosocomio commissionato nel 1990 e ancora non costruito. Opera mai realizzata ma dal costo di 287 milioni di euro.

La seconda inchiesta dei magistrati riguarda l’Ausl di Forlì e i suoi bilanci in rosso. Secondo quanto scrive Libero, l’inchiesta punterebbe ad accertare prima di tutto il perché di buchi così grandi (il consultivo 2008 mostrava un deficit di 34 milioni di euro) e poi a sincerarsi se ci siano state delle falsificazioni dei conti.

Terza inchiesta, infine, quella che riguarda il senatore del Pd, Ignazio Marino, e il suo contratto saltato con l’ospedale sant’Orsola di Bologna.

Veneto. Problemi diversi per la regione governata da Galan. Mancano i fondi e alcune aziende sanitarie del Veneto hanno mancato i pagamenti degli stipendi a personale medico e paramedico. Una situazione allarmante che ha portato ad un confronto e ad una tensione fra i lavoratori della sanità e la regione che potrebbe sfociare in uno sciopero.

È quanto hanno ipotizzato mercoledì sera i rappresentanti sindacali delle categorie della Sanità al termine dell’incontro a palazzo Ferro Fini con alcuni consiglieri regionali di tutti gli schieramenti dell’assemblea veneta.

«La partecipazione politica è stata numerosa – ha osservato la responsabile della segreteria regionale della Funzione Pubblica della Cgil Ivana Fogo – ma le risposte sono state insufficienti e purtroppo non si è presentato l’assessore di riferimento Sandri».

Secondo il sindacato la Regione insisterebbe a legare il momento di crisi alla mancata approvazione del bilancio. «Invece – ha continuato Fogo – la Giunta potrebbe trovare una soluzione tecnica per pagare gli stipendi ed evitare di tenere in ostaggio i lavoratori».

«Non abbiamo ottenuto la risposta che ci attendavamo – ha concluso la sindacalista – manteniamo lo stato di agitazione soprattutto per l’Ulss 12 e non escludiamo di arrivare ad incrociare le braccia».