ROMA – Sms, telefonate e conversazioni italian dall’Italia sono finite nel mirino della National Security Agency, Nsa. Dopo la rivelazione di Le Monde sulle 70 milioni di telefonate francesi ascoltate, ora anche l’Italia finisce nello scandalo del Datagate. Ora il Copasir chiede chiarimenti al governo e mercoledì 23 ottobre incontrerà il sottosegretario delegato Marco Minniti.
Le informazioni acquisite non riguardano solo Prism, spiega Fiorella Sarzanini sul Corriere della Sera, ma si tratta di monitoraggio attivo da anni e tuttora in funzione:
“Tanto che una fonte dell’intelligence ribadisce: «Non abbiamo mai avuto alcuna evidenza che questo tipo di controllo abbia potuto riguardare lo spionaggio politico nei confronti di autorità o personalità italiane. Tutte le nostre verifiche su una simile eventualità hanno dato esito negativo»”.
Claudio Fava, esponente di Sel, ha dichiarato:
“«È un sistema di raccolta a strascico in base ad alcuni sensori. I vertici dei Servizi Usa ci hanno spiegato che il loro scrupolo principale è stato quello di rispettare le leggi americane sulla privacy e intervenire a tutela della sicurezza del Paese. Che tutto questo confligga con le leggi nazionali di Paesi alleati è un punto di vista che loro non hanno, ma che noi dovremmo avere»”.
Felice Casson, componente Pd del Copasir, ha spiegato:
“«le risposte che abbiamo avuto dai vertici delle nostre strutture non sono affatto tranquillizzanti e l’audizione del sottosegretario Minniti dovrà servire proprio a pretendere maggiore chiarezza sulla posizione del nostro governo. Appare evidente che gli Stati Uniti abbiano acquisito informazioni su persone e autorità in tutta Europa. Quali elementi concreti esistono per escludere che questo non sia accaduto anche nei confronti dei politici e delle autorità del nostro Paese?»”.
L’Italia, spiega la Sarazanini, sarebbe stata informata dello spionaggio anti terrorismo, ma solo all’inizio dell’attività di monitoraggio:
“La sensazione è che in realtà, sopratutto negli anni di massima collaborazione tra 007 italiani e statunitensi in materia di terrorismo, con la ricerca comune degli ostaggi occidentali nelle zone di guerra come l’Iraq e l’Afghanistan, e la condivisione delle comunicazioni attraverso il sistema di intercettazione Sigint, l’Italia sia stata informata di questa raccolta di dati. E poi sia stato dato per scontato il proseguimento di questa attività, senza sollevare questioni particolari sulla natura dei dati acquisiti”.
Carlo Bonini su Repubblica riporta le parole di Caitlin Hayden, portavoce del Consiglio per la sicurezza nazionale della Casa Bianca, di risposta a Parigi:
«Non commenteremo pubblicamente le presunte attività dei servizi di intelligence e comunque abbiamo detto chiaramente che gli Stati uniti recuperano dati all’estero come gli altri paesi »).
Il funzionamento del monitoraggio, spiega poi Bonini, non è “così complesso”:
“Il monitoraggio continuo e in forma automatica di migliaia di utenze telefoniche “bersaglio” risponde a una selezione che viene compiuta dalle agenzie di intelligence americane secondo un criterio di “profiling” che le vuole “sensibili” ai fini della sicurezza nazionale. Un perimetro sufficientemente generico e ampio, almeno nella sua enunciazione, da consentire che la qualità delle comunicazioni intercettate sia la più varia, come del resto l’identità degli interlocutori inconsapevolmente intercettati “in via preventiva””.
Una fonte del Dipartimento per le Informazioni e la Sicurezza (Dis), spiega:
“«La scorsa estate – spiega una qualificata fonte del Dis – dopo le notizie che accreditavano la violazione da parte americana della sicurezza delle comunicazioni delle nostre rappresentanze diplomatiche negli Stati Uniti, abbiamo avviato autonomamente una verifica che ha dato esito negativo. Detto altrimenti, allo stato dell’arte, non abbiamo riscontrato alcuna circostanza che ci possa far dire che le nostre comunicazioni siano state violate. Non abbiamo “pistole fumanti”. Ovviamente, questo vale per ciò che tecnicamente è stato possibile controllare ex post. Perché sappiamo bene che dire che qualcosa non ci risulta non significa che quel qualcosa non sia poi effettivamente accaduto»”.
Bonini conclude che decisivo sarà l’incontro tra il Copasir e Marco Minniti:
“E sarà forse quella l’occasione di Palazzo Chigi per rompere l’assordante silenzio che ha steso da tre mesi sul datagate”.
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