Datagate all’italiana: i 300 mila accessi dei Servizi Segreti ai nostri dati

Piccolo Datagate all'italiana: Servizi Segreti, 300 mila accessi ai nostri dati
Piccolo Datagate all’italiana: Servizi Segreti, 300 mila accessi ai nostri dati

ROMA – Piccolo Datagate all’italiana: non è solo l’Nsa a darsi un bel da fare in aggressive e sistematiche azioni di spionaggio dei cittadini. I Servizi Segreti Italiani non sono da meno, almeno secondo quanto racconta Carlo Bonini sul quotidiano la Repubblica. Si parla di circa 300 mila accessi ai dati e ai database degli italiani, ascrivibili all’intelligence nostrana e per controlli di natura non del tutto chiara. Insomma, mentre lo scandalo Datagate si allarga e rischia di far scoppiare una crisi diplomatica tra le due sponde dell’Atlantico, anche in Italia non ci facciamo mancare una versione in miniatura:

L’imbarazzo palpabile del Governo di fronte allo stillicidio di rivelazioni sul ruolo aggressivo e abusivo svolto dalla Nsa, la timidezza e la genericità con cui sono state chieste “spiegazioni” da Palazzo Chigi all’Amministrazione Obama, consegna infatti la nostra intelligence a un limbo che rischia di suonare o comunque apparire reticente. Soprattutto alla luce di un dato che, al netto delle questioni che riguardano la Nsa, ha a che vedere con gli accessi che i nostri Servizi, in forza del decreto Monti sulla prevenzione della minaccia cibernetica, hanno effettuato nei primi sei mesi di quest’anno nelle grandi banche dati nazionali. Trecentomila, secondo quanto risulta dai dati trasmessi dagli stessi Servizi al Copasir.

Un numero importante, di cui, Claudio Fava, parlamentare di Sel e componente del Copasir, è intenzionato a chiedere conto:

“Cercherò di capire dall’ambasciatore Massolo — dice — la ragione per la quale è stato necessario che, in soli sei mesi, la nostra intelligence abbia compiuto un numero di accessi di questa portata alle banche dati strategiche del nostro Paese in assenza di qualsiasi minaccia cibernetica. A cosa sono serviti quei dati? Li abbiamo forse scambiati con il nostro alleato americano? Al direttore del Dis chiederò poi come è possibile che un Paese come l’Italia, così attento alla minaccia cibernetica da far approvare a un governo dimissionario un decreto che autorizza convenzioni di cui nulla il Parlamento ha saputo se non grazie a un’inchiesta di Repubblica, si lasci poi bucare così facilmente dal suo principale alleato”.

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