Dati contagi Regioni: indagini sui conti che non tornano Dati contagi Regioni: indagini sui conti che non tornano

Dati contagi Regioni: indagini sui conti che non tornano

Conti che non tornano quelli dei dati dei contagi di alcune Regioni italiane. E così le procure hanno aperto delle inchieste.

Dai dati contagi e terapie intensive delle Regioni il Governo e l’Iss decidono il fattore di rischio e così stabiliscono se la Regione andrà in zona gialla, arancione oppure rossa. Però questi numeri sono stati forniti incompleti, con dei conti che poi non tornano con i dati reali del bollettino giornaliero.

Cinque le regioni che, secondo il rapporto dell’Iss, hanno inviato una serie di dati incompleti e quindi non sufficienti per un’analisi adeguata. Si tratta di Campania, Liguria, Basilicata, Abruzzo e Veneto. In ognuna di queste Regioni sono partite le indagini delle procure per le eccessive oscillazioni dei dati dell’ultimo minuto forniti al governo per quanto riguarda la situazione delle terapie intensive.

Troppe cose che non tornano rispetto all’occupazione dei posti in terapia intensiva e alle testimonianze e denunce dei medici nei reparti in questione. Crisanti ha parlato di “alcune Regioni che forniscono i dati tardi e male”. Si indaga quindi sui dati che potrebbero essere stati modificati per alterare la classificazione delle Regioni.

Intanto Veneto, Campania, Liguria, Emilia-Romagna, Toscana e Umbria le regioni che possono diventare zona arancione. L’Alto Adige si è già “autoproclamato” zona rossa. I dati contenuti nel cosiddetto Report 25 dell’Istituto Superiore di Sanità porteranno sicuramente alcune regioni attualmente gialle a cambiare colore. Cioè ad avere maggiori restrizioni.

La nota della Procura di Napoli

“In relazione alle notizie di stampa secondo le quali sarebbero state avviate indagini preliminari sul ipotizzata falsità di dati sanitari rilevanti per la gestione dell’emergenza epidemiologica in Campania, si sottolinea che nessuna iniziativa è stata assunta né tantomeno annunciata da quest’ufficio chiuse”. E il contenuto di una nota inviata dal procuratore capo di Napoli, Giovanni Melillo, dopo che due quotidiani avevano annunciato l’estensione dell’indagine già esistente sugli ospedali modulari Covid in Campania anche alla raccolta dei dati relativi alla pandemia nel territorio.

Regioni in zona arancione: ognuno dà nomi diversi

Secondo Repubblica quelle che sembrano maggiormente indiziate a cambiare colore sono appunto quelle succitate. Invece secondo il Corriere della Sera le regioni a rischio arancione sono Campania, Liguria, Abruzzo e Umbria. Campania che potrebbe addirittura diventare subito rossa. Secondo l’Ansa le regioni a rischio arancione sono Campania, Veneto e Toscana.

Il report dell’Istituto Superiore di Sanità è in arrivo nelle prossime ore. E il governatore Toti si sfila dalla possibile lista dei peggiori: “I nuovi dati confermano quelli per zona gialla”.

A puntare il dito sono invece alcuni sindaci Per quello di Napoli, Luigi De Magistris, “proclamare la Campania zona rossa è una decisione purtroppo inevitabile, anzi è una decisione tardiva”. Per quello palermitano, Leoluca Orlando, “si va verso una strage annunciata”. Ma il commissario per l’emergenza Covid nella città, Renato Costa, assicura: “La situazione dei posti letto a Palermo è impegnativa, ma la affrontiamo in modo adeguato”.

In Toscana, invece, già si lavora ad un piano per far fronte all’aumento di positivi nelle Rsa, nodo da risolvere per eliminare uno degli elementi di rischio.

In tutto il Paese i numeri sono in calo, con 32.616 i nuovi casi di contagio e 331 vittime nelle ultime 24 ore (rispettivamente 7.195 e 94 in meno rispetto agli aumenti del bollettino precedente) ma anche meno tamponi (‘solo’ 191mila): l’incidenza dei positivi sui tamponi rimane del 17%. Resta da sbrogliare la matassa dei dati. (Fonti Agi e Ansa).

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