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David Raggi sgozzato: nessun risarcimento a parenti. “Troppo ricco”

di Daniela Lauria |26 Luglio 2016 20:48

David Raggi sgozzato: nessun risarcimento a parenti. “Troppo ricco”

TERNI – Nessun risarcimento per la famiglia di David Raggi, il 27enne sgozzato a Terni nel marzo del 2015. A sferrargli il colpo fatale alla gola, con un collo di bottiglia rotto, fu un immigrato clandestino, Amine Aassoul (30 anni). Quest’ultimo è già stato condannato con rito abbreviato a 30 anni di reclusione. Ma per la famiglia di David non c’è alcun indennizzo, non potendolo ottenere dall’assassino alcunché. Spetterebbe allo Stato sopperire alla mancanza, ma a quanto pare, agli occhi della legge, David era “troppo ricco”. Per appena duemila euro.

Tutta colpa della legge 122 approvata a luglio scorso che prevede un tetto per poter accedere al Fondo vittime di reati internazionali e violenti. Lo standard fissa una soglia a 11.500 euro. E David, che aveva cominciato a lavorare da un anno, sfora di poco: troppi 13.500 euro all’anno, secondo lo Stato.

L’avvocato della famiglia Raggi, Massimo Proietti, definisce la norma una “limitazione gravissima e incostituzionale”.”Questa norma è contraria ai principi costituzionali interni ed europei” sostiene il legale, che già ha annunciato di avviare  una questione di legittimità costituzionale nell’ambito della causa civile.

La nuova legge secondo il legale presenta numerose incongruenze. In particolare i dilemmi sorgono sull’entità del fondo. “Quest’ultimo – spiega l’avvocato – è stato accorpato al già esistente fondo per le vittime dei reati di mafia, estorsione ed usura, con un’integrazione di appena 2 milioni e 600 mila euro l’anno.

Si tratta di una cifra insufficiente a soddisfare tutte le richieste e, tra l’altro, al momento non ci sono previsioni né sull’entità dell’indennità, né sulle modalità e i tempi di erogazione. E’ quindi un fondo che di fatto non risarcirà nessuno, una presa in giro e un’elemosina”.

Quello di David Raggi non è infatti l’unico caso. Tra i clienti dell’avvocato Proietti ci sono anche i parenti di Pietro Raccagni, il commerciante della provincia di Brescia ucciso durante una rapina in villa da una banda di stranieri nel luglio 2014, e di Carlo Macro, il 33enne trafitto al cuore con un cacciavite da un indiano clandestino, a Roma, a febbraio dello stesso anno. Anche per loro non è previsto infatti al momento alcun risarcimento, sempre per questioni di reddito.

Secondo il legale, dunque, “la legge, passata in sordina, non sortirà alcun effetto e non avrà alcun beneficio per la maggior parte dei danneggiati”.

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