De Donno, l’invenzione di un martire a cadavere caldo. Un rito osceno e…condiviso

De Donno si è tolto la vita e subito, sfregiando e calpestando l’uomo e la sua vita e i percorsi e i perché della scelta del suicidio, la piazza No Covid, No Vax, No Pass si è impadronita, appropriata del suo cadavere ancora caldo. La piazza negazionista ha gridato “Assassini”, la piazza negazionista si è velocemente inventata quel che le serviva: un martire.

Appostata come pompe funebri in obitorio

Senza pietà, senza onore e pudore, oltre che senza ragione. La comunità negazionista ha reagito con riflessi prontissimi e al tempo stesso automatici. Appostata come quei segnalatori di cadaveri freschi che dagli ospedali e obitori avvertono in tempo reale agenzie voraci e disinvolte di pompe funebri, la comunità negazionista è arrivata prima e subito sul cadavere di Giuseppe De Donno. Assassini! De Donno l’hanno ucciso! E’ la prova che avevamo ragione noi, noi che non sopportiamo il Covid fin dall’inizio, non lo sopportiamo fino a negarlo, De Donno era uno di noi!

Giuseppe De Donno non era uno di loro

De Donno, Giuseppe De Donno non era uno di loro. De Donno era un medico e quindi non poteva mai e poi mai essere uno di loro, uno di quelli che il Covid non esiste, i morti sono inventati. De Donno era un medico che il Covid sapeva bene come esistesse e fosse cosa reale insieme alle sue vittime (ad oggi 128 mila in Italia) e da medico ha cercato cure e rimedi.

Ha creduto e sperimentato il plasma auto immune come argine al progredire della malattia nell’organismo contagiato. Una terapia che ha incontrato obiezioni cliniche: poteva funzionare solo a certi stadi dell’infezione e non oltre e obiezioni pratiche quali la scarsa reperibilità del plasma in quantità comparabili ai milioni di contagiati.

Ma su De Donno medico la comunità negazionista ha poggiato il suo castello di illusioni, bugie e talvolta autentiche infamie. La sperimentazione non andata a buon fine del plasma auto immune come terapia di massa è stata spacciata come prova provata che Covid non uccide, si cura. Sempre e comunque.

La prova che le cure ci sono ma vengono tenute nascoste da un planetario complotto che nasconde e quindi uccide. La prova che il complotto uccide, non il Covid. La prova che entità maligne, i governi, gli Stati, la scienza…negano le cure di una malattia che loro stessi hanno creato. La prova che i morti sono un trucco.

In piena coerenza con se stessa la comunità negazionista, che aveva sfregiato i morti di Covid raccontando che i camion militari di Bergamo erano una parata organizzata, così come le ambulanze fatte girare a vuoto e vuote, così come le corsie degli ospedali vuote e solo travestite da piene, sfregia il cadavere, la vita e la morte di Giuseppe De Donno uomo e medico, martire di nulla se non della propria fatica di vivere.

Sulla morte di De Donno gente feroce

Quel che caratterizza il rito osceno e condiviso sui social dell’invenzione di De Donno martire del complotto Covid è il tratto feroce. In nome di quel catello e di quel grido “assassini!” i celebranti e i partecipanti al rito comminerebbero pene, infliggerebbero punizioni. Ne hanno sete, una sete feroce. E’ gente feroce, resa tale dalla inestinguibile sete di cancellare la realtà che soffrono e quindi non tollerano. Da sempre nella storia la rimozione della realtà ha un tratto politico feroce, specie quando è la cosiddetta gente semplice ad arruolarsi in milizia anti realtà.

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