ROMA – Il decreto svuota-carceri è pronto e approderà in Consiglio dei ministri mercoledì prossimo. Il ministro della Giustizia Annamaria Cancellieri lo ha assicurato al termine del pre-consiglio tenutosi venerdì mattina. Sembrerebbe dunque risolto il nodo carceri, dopo tre rinvii che hanno fatto già slittare il provvedimento di diversi giorni. L’ultimo, formalmente, per la fiducia sul decreto emergenze approvato venerdì dall’aula di Montecitorio, ma in realtà dovuto alle diversità di vedute tra il ministero dell’Interno e quello della Giustizia, fino a ieri tutt’altro che risolte anche se smentite da entrambe le parti.
Stando alle parole del Guardasigilli, però, tutto sarebbe sistemato. “E’ tutto a posto – ha detto Cancellieri – Il decreto lo abbiamo chiuso oggi e mercoledì lo facciamo”. Il ministro ha poi escluso la possibilità che nel provvedimento possa essere inserito un emendamento relativo all’interdizione dai pubblici uffici, come riportavano alcune indiscrezioni di stampa. “Più che un emendamento fantasma direi un emendamento fantastico… La questione dell’interdizione non ha nulla a che vedere con il sovraffollamento delle carceri: non c’entra proprio nulla, che c’azzecca?”.
I piani su cui si sta lavorando sono comunque diversi, ma quello su cui si è dovuta trovare una mediazione tra Alfano e Cancellieri è la norma cuore del provvedimento, che dovrebbe far uscire dal carcere tra i 3 e i 4mila detenuti: quella sulla liberazione anticipata che amplia da tre a quattro anni il residuo di pena che i detenuti possono scontare ai domiciliari oppure comunque in luoghi diversi dal carcere e che dovrebbe essere applicata anche ai recidivi. Una norma potenzialmente in grado di far uscire dalle carceri anche gli autori di reati che creano allarme sociale, dalle rapine ai furti. Punto sul quale hanno molto insistito anche i sindacati di polizia, chiedendo tra l’altro che lo svuotacarceri non si trasformasse in un aggravio per le forze dell’ordine già sotto organico.
Il compromesso che si sarebbe trovato è che la possibilità di scontare la pena residua, al massimo di quattro anni, ai domiciliari anche per i recidivi, venga concessa previa valutazione del magistrato di sorveglianza, evitando qualsiasi forma di automatismo. Finora questa misura era preclusa e dalle prime stime consentirebbe, appunto, circa tremila ingressi in meno all’anno negli istituti di pena.
L’altro punto su cui gli uffici legislativi stanno lavorando, sono le misure per ridurre drasticamente il fenomeno delle cosiddette ‘porte girevoli’, ossia l’ingresso anche per pochi giorni in carcere da chi viene raggiunto da una misura cautelare e poi viene scarcerato. Attualmente il giudice non può in prima istanza concedere i domiciliari anche quando ci sono le caratteristiche rispetto alla tipologia di reato. Le modifiche che verranno introdotte consentono invece di sospendere l’esecuzione della pena in carcere per permettere al giudice di valutare l’applicazione immediata dei domiciliari per i casi di soggetti non pericolosi e per pene non elevate. Tale misura, secondo le prime stime, consentirebbe circa 5mila ingressi in meno all’anno in carcere.
Non è ancora chiaro, invece, se il decreto conterrà le norme volute dal Viminale e che vanno dalla violenza domestica al furto di identità o se queste finiranno in un provvedimento ad hoc del ministero dell’Interno. Quel che sicuramente non ci sarà è un’amnistia. Anche ieri il Guardasigilli ha ribadito che si tratta “dell’unica soluzione, la strada maestra, per respirare un attimo e ripartire bene”, ma su questo punto deciderà il Parlamento.