Delitto di Perugia: ripreso il processo. I teste: “Non c’erano bus navetta”

Pubblicato il 12 Marzo 2011 - 21:11 OLTRE 6 MESI FA

PERUGIA – La sera del primo novembre del 2007, quando venne uccisa Meredith Kercher, non c’erano bus per le discoteche nella piazza vicina alla casa del delitto come invece sostenuto dal clochard Antonio Curatolo che ha detto di avere visto lì Raffaele Sollecito e Amanda Knox, facendo anche riferimento alle navette. Ad affermarlo sono stati oggi gli addetti di alcuni locali e altri testimoni legati allo stesso mondo deponendo a Perugia nel processo di secondo grado al giovane pugliese e alla studentessa americana.

Ai familiari di quest’ultima un giovane ha cercato, senza riuscirci, di consegnare un fotomontaggio con l’immagine della Knox, accanto a quella di Giovanni Paolo II. Con alle spalle la stessa Amanda tra due agenti di polizia penitenziaria. E’ stato subito fermato dagli addetti alla sicurezza e allontanato dall’aula. Ai giornalisti ha quindi detto di chiamarsi Francesco, di avere 31 anni e di essere originario di Candida (Avellino) da dove era arrivato in treno.

”Per dimostrare ad Amanda – ha spiegato – che le sono vicino. Ho ideato io il fotomontaggio mettendo l’immagine del Papa perché lui perdona tutti. Amanda è una persona che soffre, anche se non spetta a me stabilire se sia colpevole”. Il giovane è stato poi portato per accertamenti in questura che ha lasciato dopo una mezz’ora. In aula, invece, la Knox si è scambiata qualche sorriso con il suo ex fidanzato che le ha anche passato un cioccolatino. Confortato a sua volta da Madison, una delle amiche dell’americana che ha stretto per qualche attimo le mani a Sollecito.

”Devi essere forte – gli ha detto -, soprattutto mentalmente. Abbi cura di te e tutto andrà bene”. Nel corso dell’udienza hanno quindi deposto, su richiesta delle difese, due addetti delle discoteche dei dintorni di Perugia, il responsabile della Siae e tre noleggiatori di bus. Hanno tutti escluso la presenza delle navette in piazza Grimana la sera del primo novembre. A loro avviso i locali erano infatti chiusi ”dopo avere fatto cassetta” la notte di Halloween.

Alla ripresa del processo, il 26 marzo, testimonieranno Curatolo e un funzionario di polizia, come chiesto dalla procura generale per dimostrare l’attendibilità del clochard. Per l’avvocato Luca Maori, uno dei difensori di Sollecito, le deposizioni di oggi ”hanno acclarato che la sera del primo novembre non c’ erano gli autobus delle discoteche e quindi Curatolo è assolutamente inattendibile”.

”Quello che mi è molto doluto – ha aggiunto – è che la polizia sapesse dell’assenza degli autobus. Perché è emerso che i titolari delle ditte erano stati sentiti qualche giorno dopo l’omicidio e questa circostanza è stata taciuta alla pubblica accusa”. Quanto detto oggi in aula ”non è una novità” secondo l’avvocato Luciano Ghirga che difende la Knox. ”Su questo avevamo puntato per tutto il processo di primo grado – ha aggiunto – e ora abbiamo approfondito alcune circostanze”.

”Per noi non cambia nulla” il commento dell’avvocato Francesco Maresca, legale della famiglia Kercher. ”Penso che ci sia stato un riscontro positivo a Curatolo” ha aggiunto. Intanto i periti nominati dalla Corte sono in attesa dei kit per eseguire gli esami sulle tracce di Dna trovate sul coltello indicato come l’arma e delitto e sul gancetto del reggiseno indossato dalla Kercher quando venne uccisa. Non è però ancora chiaro se i risultati saranno depositati all’inizio di maggio come previsto dai giudici.