Desio (Monza), fermati i figli dell’operaio ucciso

Pubblicato il 26 Febbraio 2010 - 15:32 OLTRE 6 MESI FA

I due figli di 16 e 18 anni di Cosimo Agostino, l’operaio di 44 anni ucciso la sera di mercoledì 24 febbraio con due colpi di pistola, sono stati fermati dai carabinieri di Desio (Monza).

In casa non c’erano segni di effrazione, la porta d’ingresso era intatta e la tavola apparecchiata per la cena: fin dai primi momenti le indagini erano state quindi orientate verso persone molto vicine alla vittima. Erano stati sentiti un parente e un socio in affari, con cui il morto, originario della provincia di Reggio Calabria, potrebbe aver avuto rapporti d’affari, forse illeciti. Successivamente però i carabinieri avevano vagliato con attenzione anche la posizione dei familiari di Cosimo Agostino. Ad essere stata ascoltata era stata la moglie, che aveva scoperto il corpo riverso nel soggiorno di casa in un lago di sangue, la sorella, che abita nella casa di fronte e che ha fatto la telefonata al 118 e il figlio di 18 anni, che quella sera non era in casa. L’altro figlio, di 16 anni, era invece con la madre.

Da queste indagini si è arrivati al fermo dei due ragazzi: l’ipotesi di reato sarebbe per il momento di omicidio non premeditato. L’uomo sarebbe stato ucciso dalla pistola che deteneva illegalmente; non si esclude che tra il padre e i due figli sia scoppiata una lite all’ora di cena. I due ragazzi fermati sono stati portati in caserma in attesa di essere interrogati dal magistrato che valuterà gli elementi di prova raccolti dai carabinieri. È ancora al vaglio invece la posizione della madre.

Dopo aver aperto e chiuso per fallimento prima un bar a Riace e poi un negozio d’abbigliamento a Bovisio Masciago, Cosimo Agostino stava cercando di risolvere i suoi problemi economici andando a lavorare come operaio in un’azienda di ferramenta di Novate Milanese. Lo stipendio però, non gli consentiva di mantenere in modo soddisfacente la famiglia. I vicini hanno raccontato anche di frequenti liti nell’appartamento a cui diverse volte erano dovuti intervenire i militari.

Inoltre a testimonianza di un clima esasperato c’era stato anche un altro episodio a poche ore dal delitto. I due ragazzi, insieme a una banda di loro coetanei, avevano tentato di aggredire un cameraman che si era recato a Desio per filmare il luogo dell’omicidio. Sembrerebbero quindi svanite le ipotesi di un qualche collegamento con i precedenti penali per reati legati agli stupefacenti della vittima. Precedenti per detenzione e spaccio di stupefacenti e per detenzione di armi da fuoco che, tra l’altro, risalgono a una ventina di anni fa. Così come non avrebbe attinenza con il delitto la morte del fratello di Cosimo Agostino, avvenuta anni fa in Calabria.