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Desiree, San Lorenzo: da marzo gli allarmi a sindaco, polizia e prefetto

di Redazione Blitz |25 Ottobre 2018 11:39

Desiree, San Lorenzo: da marzo gli allarmi a sindaco, polizia e prefetto

Desiree, San Lorenzo: da marzo gli allarmi a sindaco, polizia e prefetto

ROMA – Da mesi degrado e criminalità dilagavano in quel pezzo del quartiere di San Lorenzo dove ha trovato la morte Desiree Mariottini. Che all’interno e fuori dello stabile occupato di Via Lucani si spacciasse a ogni ora del giorno e della notte lo sapevano i residenti che al calar del sole infatti evitano come la peste l’area, ma era noto anche in Comune e in Prefettura, alla Polizia, insomma alle istituzioni tutte. Almeno da marzo. 

Lo raccontano i documenti ufficiali, le note di servizio, i rapporti dell’Osservatorio sulla sicurezza, le denunce degli amministratori del II municipio e quelle di privati cittadini al Commissariato, le segnalazioni al Prefetto… Di allarmi inascoltati si può riempire un fascicolo voluminoso. E che chiama in causa i vertici istituzionali e tutta la catena di comando dal sindaco e dal ministro dell’Interno in giù. 

Il 27 marzo – segnala Alessandro De Angelis su Huffington Post – il presidente Pd del municipio Francesca Lo Bello porta sul tavolo dell’Osservatorio sulla sicurezza e all’attenzione di due viceprefetti la questione delle occupazioni abusive di Via Lucani. Il due maggio, in un’altra riunione dell’Osservatorio, viene deciso un sopralluogo alla presenza della Polizia che avverrà due giorni dopo: nel rapporto che segue, “riscontrati i seri motivi di ordine e sicurezza pubblica”, si fa richiesta di un tavolo tecnico per organizzare la bonifica. 

Quel tavolo non sarà mai convocato. Tra il 6 e il 15 giugno vengono effettuati degli sgomberi, ma la situazione non cambia, anzi sembra peggiorare. 17 luglio, si legge su un verbale, “la polizia locale sottolinea che la situazione è peggiorata perché lì dove c’era una edicola, ci sono materassi e accampamenti”. Quando un privato cittadino che abita di fronte allo stabile incriminato invia denuncia e foto allegate con la prova delle azioni criminose, dal Commissariato gli rispondono “sappiamo già tutto”.

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