Bimbo morto in centro a Bologna: la Procura contro Comune e ospedale

E scontro tra Procura dei minori, ospedale e comune per il caso di Devid Berghi, il neonato morto (si diceva di freddo) nel centro di Bologna.

Dalla Procura minorile fanno sapere: “I servizi, siano essi ospedalieri o comunali, sono tenuti per legge a segnalare alla Procura dei minori situazioni di disagio che riguardano minorenni. In questo caso non è stato fatto. Noi abbiamo appreso dell’esistenza di questi bimbi e delle loro condizioni di vita soltanto ieri (lunedì, ndr) dal Sant’Orsola. Quanto al Comune, a oggi, neppure una segnalazione”.

Nella segnalazione inviata due mattine fa (cioè quando il caso è ormai sui giornali) dall’ospedale Sant’Orsola alla Procura dei minori si spiega come dopo il decesso di Devid, e viste le precarie condizioni igienico-sanitarie in cui erano arrivati i gemelli, vestiti con una tutina e avvolti solo in una copertina di pile, si era andati a cercare la sorellina in via delle Tovaglie (presunta residenze di Claudia) e poi a casa della nonna. Poiché la bimba era nelle stesse condizioni, vestita con abiti non adatti alla stagione, gli operatori erano riusciti a convincere i genitori a far ricoverare anche lei.

La domanda della Procura è: perché tutto questo non è stato segnalato alla Procura minorile? “È un obbligo farlo”, ribadisce il procuratore Pastore, che infine critica la giustificazione addotta dal Comune (cioè, in sostanza, che non era possibile obbligare Claudia ad accettare l’aiuto dei servizi). “È un approccio culturale sbagliato, è doveroso offrire dei servizi, ma se qualcuno non li accetta ed espone un bimbo al pericolo, ci sono gli strumenti di legge per difendere i diritti del minore”, conclude Pastore.

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