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Di Pietro: “Se avessi arrestato Gardini, sarebbe ancora vivo. Invece…”

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Raul Gardini, l’imprenditore suicida nel 1993

ROMA – “Ho la storia, ho un archivio che conservo in cui c’è l’esperienza di questi ultimi 30 anni così come è avvenuta. Questa storia l’ho potuta scrivere anche grazie a 263 procedimenti civili, penali e amministrativi che ho dovuto avviare per ricostruire la verità dei fatti. Non so se brucerò tutto o lo metterò in rete. Sono ancora indeciso…”.

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Lo ha raccontato l’ex pm di Mani Pulite Antonio Di Pietro a Radio Cusano Campus.

Il paladino dell’inchiesta milanese su Tangentopoli dei primi anni novanta, inoltre, ha reso pubblico il suo rimpianto legato al suicidio di Raul Gardini.

“Io sapevo dove fosse: avrei potuto arrestarlo, non l’ho fatto perché gli ho dato la mia parola. Se l’avessi arrestato rispettando strettamente la legge alla lettera – ha detto Di Pietro – forse oggi sarebbe ancora vivo”.

“Lui – ha ricostruito la vicenda l’ex pm poi fondatore di Italia dei Valori – era latitante, nei suoi confronti c’era un provvedimento restrittivo per la tangente Enimont, da 150 miliardi di lire. Per me era un imputato importante, ma era latitante. Convenimmo che poteva venire a palazzo di giustizia a riferire a chi aveva dato questi soldi ma non voleva arrivare con le manette e uscire con le manette. Io glielo promisi, ma lui all’ultimo probabilmente non si fidò di me. Un quarto d’ora prima il suo avvocato mi aveva confidato che stava arrivando. Ma dopo essersi vestito decise di suicidarsi”.

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