Diacono suicida ad Orvieto: “L’ho fatto per il diniego al mio sacerdozio”

Non sembra esserci nessun dubbio da parte degli investigatori sul fatto che il diacono Luca Seidita, 29 anni, originario di Lecce, trovato morto martedì sera nei pressi della Rupe di Orvieto, si sia tolto la vita. Proprio martedì la Santa Sede aveva fermato la sua ordinazione sacerdotale, prevista nei prossimi giorni.

Il diacono si è lanciato dalle mura di Orvieto, da un’altezza di 30 metri. A trovare il corpo è stato un passante che portava a spasso il cane. Gli accertamenti sono svolti dai Carabinieri, coordinati dalla procura di Orvieto.

Ha spiegato di essersi tolto la vita per il diniego a diventare sacerdote il diacono Luca Seidita. Lo ha lasciato scritto lui stesso in una lettera lasciata nella sua camera presso la curia orvietana. A renderlo noto è stato il procuratore di Orvieto Francesco Novarese.

La lettera è stata scritta al computer, ma secondo gli inquirenti non ci sono dubbi che l’autore sia stato il diacono. Nessuna incertezza – ha confermato il procuratore – anche sul fatto che Seidita si sia suicidato. ”Volevo diventare sacerdote e tutta la mia vita è stata dedicata a questo, ma mi è stato negato”, così il diacono ha sintetizzato il motivo che lo ha indotto a togliersi la vita.

Il diacono nella sua lettera sottolinea di essere ”fragile” e chiede che le persone in terra preghino per lui e che il Signore lo perdoni. Seidita ringrazia il vescovo di Orvieto chiamandolo ”padre Giovanni” e chiede di essere sepolto a Matino, dove vuole essere portato dai genitori. Questi sono arrivati ad Orvieto ed hanno subito incontrato il vescovo, mons. Giovanni Scanavino. Nella lettera Seidita fa anche riferimenti a una distinzione tra Chiesa e istituzioni, tra uomini e religione. E’ comunque cosciente – emerge dalle sue parole – che il Vangelo non giustifica il suicidio.

Secondo la Santa Sede il diacono Luca Seidita ”non era maturo” per diventare sacerdote. Lo ha detto il vescovo di Orvieto, mons. Giovanni Scanavino, parlando di ”divergenze di valutazione” con i dicasteri romani. ”Per me era pronto a diventare prete”, ha sottolineato mons. Scanavino.

”Ci sono state divergenze di valutazione – ha spiegato ancora mons. Scanavino -, come è logico sia in una comunità plurima. Io ho sempre cercato di dargli la possibilità di dimostrare la propria convinzione di poter diventare sacerdote. Ci sono state valutazioni sul grado di maturità del diacono”. Il vescovo di Orvieto ha quindi ricordato che Seidita era originario della Puglia. Dopo un primo periodo nel seminario di Molfetta, dal quale – ha spiegato il presule – venne mandato via, passò in quello di Fermo per poi concludere i suoi studi teologici all’Università Lateranense.

Ci sarebbero stati problemi legati alle sue amicizie alla base dell’esclusione di Luca Seidita da alcuni seminari. Lo ha detto stamani il vescovo di Orvieto, mons. Giovanni Scanavino, escludendo di essere mai stato a conoscenza che il diacono fosse omosessuale. Né un tale aspetto – ha aggiunto il vescovo – emerge dai documenti in possesso dei seminari che Seidita ha frequentato.

”Nel periodo trascorso a San Venanzo – ha spiegato il presule – il diacono aveva recuperato voglia nello studio e di fare”. Il vescovo ha quindi nuovamente escluso di avere notato qualcosa di insolito nel comportamento del giovane nel periodo trascorso con lui. Il procuratore della Repubblica di Orvieto, Francesco Novarese, ha riferito che Seidita non ha mai avuto problemi con la giustizia.

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