MILANO – Diana Bracco, vicepresidente di Confindustria, è stata rinviata a giudizio con le accuse di evasione fiscale e appropriazione indebita, reati che avrebbe commesso in qualità di presidente del Consiglio di amministrazione di Bracco Spa.
Lo ha deciso il giudice per l’udienza preliminare, accogliendo la richiesta di processo del pubblico ministero e mandando a processo altri due imputati. Un altro imputato invece ha patteggiato una multa da 45 mila euro.
Diana Bracco è accusata di dichiarazione fraudolenta dei redditi mediante l’uso di fatture per operazioni inesistenti e appropriazione indebita. Secondo le accuse, la frode fiscale sarebbe stata realizzata abbattendo l’imponibile attraverso fatture per spese personali, come la manutenzione di barche o case in celebri località turistiche, dall’isola di Capri alla Provenza, fatte confluire sui bilanci delle società del gruppo Bracco.
Sotto la lente della polizia tributaria della Guardia di finanza di Milano, che ha eseguito nei mesi scorsi anche un sequestro preventivo di circa un milione e 42mila euro, pari all’importo della presunta evasione, sono finite fatture per un totale di oltre tre milioni di euro emesse dagli architetti di Monza Isidoro Pollastri e Simona Adele Calcinaghi, per i lavori in cinque case di proprietà dell’industriale.
I difensori hanno sottolineato, nel corso dell’udienza, che “i lavori sono stati realmente eseguiti e non si può parlare di fatture inesistenti”. “Il fatto non ha rilevanza penale – ha spiegato il difensore di Diana Bracco, l’avvocato Giuseppe Bana – e la mia assistita ha già ampiamente risolto la questione inerente alla posizione fiscale”.