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Novi. Difende la figlia che rifiuta le nozze combinate. Marito e figlio la lapidano

di admin |3 Ottobre 2010 21:44

Lapidata per difendere la figlia ribelle e per aver avuto il coraggio di opporsi al al marito-padrone. La tragedia si è consumata a Novi, in provincia di Modena, dove questa famiglia pakistana vive e lavora. Forse agli occhi dei concittadini quel nucleo, che viene da lontano, si è perfettamente integrato. Ma dentro le mura domestiche è ancora l’uomo a decidere e la donna deve subire e accettare.

La giovane è stata promessa a un uomo deciso e scelto dal padre, Butthamad Kahn, 53 anni. Lei rifiuta le nozze combinate e viene presa a sprangate dal padre e dal fratello. La madre, Begm Shnez 46 anni,  non solo la difende dal massacro, ma appoggia il suo “no”. Il marito con un sasso la mette a tacere. La giovane è grave, ma non in pericolo di vita, la mamma è morta sotto i colpi di una storia che ricorda quella di Hina Saleem, la pachistana di 21 anni che voleva vivere ”in modo occidentale” e che per questo fu sgozzata il 10 agosto 2006 a Sarezzo (Brescia) nella casa dei genitori.  Una similitudine rovesciata.

Là morì la giovane Hina Saleem e la madre di fatto accettò le scelte del padre. Qua è la mamma di Nosheen Butt a pagare il prezzo più alto per una ribellione ritenuta evidentemente oltraggiosa da ”morire”. E’ successo nel pomeriggio del 3 ottobre attorno alle 16.30 nel cortile di un edificio del centro abitato di Novi di Modena, via Bigi Veles 38.

In quella casa la famiglia e i cinque figli vivono da alcuni anni e all’interno del giardino si consuma il dramma, ancora tutto da definire e da decifrare. Ma sembra proprio, almeno così si apprende nell’ambiente investigativo, che la ventenne Nosheen si sia ribellata alla decisione familiare di affidarla in sposa a un connazionale.

Pare che in casa in quel momento ci siano anche due degli altri tre figli più piccoli che la coppia, Hamad Kahn Butt, operaio di 53 anni, e Begm Shnez, 46, ha generato, mentre la terza, la piu’ grandicella, sarebbe stata fuori. Sembra che a colpire la ragazza, con una spranga che l’ha ridotta in gravi condizioni, sia stato il fratello di 19 anni, Humair Butt, anche lui operaio, aiutato dal padre, che poi avrebbe impugnato una pietra con la quale colpire la moglie, di 46 anni, uccidendola.

Alla scena hanno assistito alcuni vicini, che hanno chiamato i soccorsi. Sono intervenuti il 118, per una corsa verso il grande ospedale di Baggiovara in cui se non altro è stata giudicata non a rischio di morire la figlia ”ribelle”, e i carabinieri, che sono riusciti a fermare padre e figlio e a portarli in caserma a Novi per un lungo interrogatorio: hanno scelto di fare scena muta, di non rispondere alle domande. Sono molti gli interrogativi che restano aperti quando è ormai calata la notte sul paesone della ricca provincia modenese che tanta immigrazione ha attirato negli ultimi anni.

E’ grande la comunità pakistana, impiegata soprattutto in agricoltura. Ma sconcerta la somiglianza tra questa storia di cronaca nera e quell’altra di quattro anni fa nei dintorni di Brescia, per la quale Mohamed Saleem, il padre di Hina, è stato condannato a 30 anni di carcere, insieme con i due cognati della vittima per hanno avuto 17 anni a testa per avere aiutato il padre ad occultare il cadavere.

A Novi un rifiuto di nozze combinate, a Sarezzo la voglia di vivere liberamente la relazione col proprio fidanzato italiano. In entrambi i casi, la logica del possesso fino alle più estreme conseguenze ha reso spietati assassini due padri. E soggiogate fino alla morte le mogli, le figlie.

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