Si può finire a processo per diffamazione anche per un like su Facebook Si può finire a processo per diffamazione anche per un like su Facebook

Diffamazione, l’avvocato Daniele Bocciolini: “Io minacciato di morte, colpevole chi mette like”

Si può finire a processo per diffamazione anche per un like su Facebook
Diffamazione, l’avvocato Daniele Bocciolini: “Io minacciato di morte, colpevole chi mette like”

ROMA – Diffama anche chi mette like a un post su Facebook. E’ quanto sostiene L’avvocato Daniele Bocciolini che ai microfoni di Legge o Giustizia su Radio Cusano Campus, ha rivelato di essere stato anche lui vittima di “minacce di morte”.

Intervenuto per commentare la notizia di 22 persone finite a processo per aver postato dei like diffamatori su Facebook contro un brigadiere, Bocciolini ha spiegato che anche a lui è successa la stessa cosa: “Ho dovuto querelare delle persone comprese quelle che avevano diffamato la mia persona attraverso i like”.

Il caso di cui si parla a Radio Cusano Campus riguarda un brigadiere insultato su Facebook dall’uomo a cui aveva sequestrato la moto. Era il 2013, quando il brigadiere della Compagnia di Casarano, a seguito di un ordinario controllo stradale, sequestrò la moto di un 33enne di Parabita, Marco Antonio Giannelli, figlio di un ergastolano, perché sprovvisto di assicurazione. Giannelli decise di pubblicare le foto del carabiniere su Facebook, accompagnata da gravi insulti e l’augurio di un’atroce morte. Tutto ciò non piacque al brigadiere che citò in giudizio l’uomo, ma anche coloro che condivisero e misero “like” al post.

Intervenuto per commentare la notizia Bocciolini ha quindi affermato: “Siccome la diffamazione è caratterizzata dal dolo, se uno vede su Facebook girare un articolo diffamatorio contro qualcuno e mette like, amplificando ulteriormente la viralità, vuol dire che c’è la volontà di farlo. A maggior ragione quando ti accorgi che qualcuno mette mi piace a tutti gli articoli e post dello stesso tenore”.

L’avvocato Bocciolini ha spiegato che “premendo like si aderisce al contenuto, perché viene apprezzato. C’è quindi un dolo e adesione al progetto diffamatorio. Mi auguro che la Cassazione faccia chiarezza su questo punto”.

Il noto avvocato ha quindi raccontato meglio la sua vicenda: “Ho parlato di un noto caso di cronaca in tv ed i fan di questo personaggio hanno cominciato ad insultarmi. In alcuni casi si è arrivati anche alle minacce di morte. Invito chi è vittima di certe cose di denunciare rivolgendosi alla Polizia Postale. La pena che rischiano? Dai 6 mesi fino ai 3 anni”.

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