Sul caso è intervenuto il segretario provinciale della Cgil di Macerata Aldo Benfatto: «Non si può morire per una casa», ha detto, aggiungendo che se Fausto F. avesse potuto racimolare i 200 euro in più per il nuovo canone di affitto, salito da 178 a 324 euro mensili, forse sarebbe ancora vivo. La storia del disoccupato marchigiano è simile a quella di altri lavoratori del distretto calzaturiero maceratese-fermano. Fino al 2007 la qualifica di tagliatore, molto richiesta, aveva garantito a Fausto F. un reddito sufficiente a mantenere la famiglia.
Poi, con la prima grande crisi del settore, ha perso il posto fisso. Negli ultimi tre anni si è arrangiato con impieghi saltuari. Sempre più isolato, oppresso dalle difficoltà economiche, depresso, l’operaio ha vissuto come un trauma l’aumento del canone d’affitto e il preavviso di sfratto, per un debito complessivo di 8.600 euro. «Non ce la faccio più, mi dispiace» ha detto ai suoi prima di farla finita, e moglie e figlio non sono riusciti a fermarlo.