Piccoli disturbi che diventano malattie: il business delle industrie della salute

Pubblicato il 29 Ottobre 2010 - 12:41 OLTRE 6 MESI FA

Sessanta giorni su 360 dedicati ogni anno alla lotta contro una malattia: cancro, aids, alzheimer, sclerosi multipla, ma anche menopausa, steoporosi, incontinenza e stipsi. E questo solo per quanto riguarda la manifestazioni a livello nazionale.  Perché a livello locale il numero sale fino a trecento.

Ma sono in molti, sottolinea Repubblica, tra medici, farmacologi e responsabili di associazioni di malati ad essere convinti che siano troppe. Anche perché il rischio è di ottenere l’effetto opposto a quello voluto. Spesso infatti l’invito a fare controlli ed esami per prendere in tempo certe malattie finisce per diffondere un’ansia generale che provoca a sua volta altre patologie.

Insomma: un invito alla prevenzione che spesso degenera. Con il risultato che i cittadini si sbizzarriscono in esami e visite, facendo spendere sempre più alla sanità pubblica.

A godere di questa situazione è l’industria farmaceutica, che in Italia fattura oltre 25 miliardi di euro all’anno. Mentre gli italiani diventano malati immaginari. Basti considerare il numero sempre maggiore di quelle che un tempo erano considerati semplici piccoli disturbi e ora sono assurte alla posizione di vere e proprie patologie.

Negli anni Sessanta, sottolinea l’inchiesta di Repubblica, “si era ipertesi con 160-90, negli anni Ottanta e Novanta con 140-90 e adesso con 120-80. Si sposta un po’ la soglia e milioni di persone vengono inserite tra coloro che devono prendere dei farmaci. Il colesterolo un tempo era considerato alto dai 240 in su, adesso anche ben al di sotto dei 200”.