MILANO – Il pm di Milano ha chiesto l’assoluzione per Marco Cappato, accusato di aiuto al suicidio per aver accompagnato Dj Fabo nella clinica in Svizzera dove si è sottoposto all’eutanasia. “Se Fabiano avesse avuto anche solo 30 secondi per muoversi liberamente avrebbe messo fine alle proprie sofferenze da solo, per recuperare quella dignità che la malattia gli aveva tolto. Aveva bisogno di un braccio meccanico che operasse per lui”, ha detto davanti al gip in aula il 17 gennaio. Cappato ha replicato: “Se dovesse essere giudicato irrilevante l’aiuto che ho dato a Fabiano, a una assoluzione preferisco una condanna”.
Il pm, ricalcando la richiesta di archiviazione per l’esponente radicale respinta l’anno scorso dal gip Luigi Gargiulo, ha sottolineato nel suo intervento in aula che “qualunque diritto deve essere messo in bilanciamento” che “il metro di valutazione è la dignità della vita e della morte”; che “il diritto alla dignità esiste”. Alla luce di questa impostazione, Tiziana Siciliano ha ribadito che “Cappato ha agevolato” dj Fabo “nell’esercizio di un suo diritto. Diritto che fa sì che in determinate condizioni fisiche renda necessario che questa scelta venga portata a compimento. E se questa scelta, per impossibilità fisiche, richiede un aiuto, che questo aiuto venga dato”, riporta l’Ansa.
Inoltre, ha aggiunto il pubblico ministero, se Antoniani si fosse limitato a rinunciare alle cure sarebbe andato incontro a una “morte indegna”, costringendo anche madre e fidanzata “a un trattamento inumano” in quanto “avrebbero assistito a una lunga e rantolante agonia”. Ma lui ha scartato questa possibilità perché – ha sottolineato il pm Arduini – non ha voluto far passare anche questo alla famiglia” e ha deciso di rivolgersi alla clinica ‘Dignitas’ vicino a Zurigo “ancora prima di conoscere Cappato”. “Fabiano – ha concluso il pm – vedeva il suicidio assistito come una vittoria. La sua volontà di mettere fine alle sofferenze era fortissima”.
La replica di Cappato, esponente dei radicali imputato per aiuto al suicidio a Milano, è arrivata: “Se dovesse arrivare una assoluzione che definisce irrilevanti le mie azioni, mentre sono stati determinanti, vi dico che preferirei una condanna – ha affermato Cappato rivolgendosi ai giudici -. Quella motivazione paradossalmente aprirebbe la strada a qualcosa che nessuno può volere: si accetterebbe che solo chi è in grado di raggiungere la Svizzera può essere libero di scegliere. Se Fabiano fosse stato residente a Catania, non sarebbe potuto andare in Svizzera e nemmeno se non avesse avuto 12mila euro a sua disposizione”.
Cappato ha concluso le sue dichiarazioni affermando che “Fabiano, quando ha deciso di rendere pubblica la sua storia, lo ha fatto con la presunzione di porsi come modello, ma di chi si assume pubblicamente la responsabilità delle proprie scelte. Questo significa che altri, nelle stesse condizioni o peggiori, si possono assumere le responsabilità per scelte opposte”.