Donne e lavoro, quale parità? Sono più brave ma meno pagate

Pubblicato il 17 Maggio 2010 - 09:45 OLTRE 6 MESI FA

Sono 6.300 le donne nell'Esercito

Parità, “quote rosa”, pari opportunità. Belle parole che, in Italia, rimangono ancora solo intenzioni. A 50 anni dalla sentenza della Corte Costituzionale sulla parità nelle carriere pubbliche, le donne hanno ancora una posizione di secondo piano nel mondo del lavoro. Dai ruoli di potere in amministrazioni pubbliche o società private, fino ad arrivare all’esercito, la possibilità per una donna di fare carriera è più scarsa rispetto a quella di un uomo, e con salari più bassi.

Qualche dato. Il tasso di occupazione femminile è del 22% inferiore rispetto a quello maschile. Le amministratrici nei consigli di amministrazione di società sono solo il 14%. Le donne sono il 15% tra i prefetti e il 12% tra i medici primari. Nelle Forze armate una legge disciplina la parità, ma il grado più alto raggiunto da una donna è quello di capitano: la prima “generalessa” potrebbe essere nominato solo nel 2028.

E’ quanto emerge dall’analisi realizzata da Linda Laura Sabbadini, direttrice generale dell’Istat (Istituto nazionale di statistica) in occasione dell’abolizione da parte della Corte Costituzionale del divieto, risalente al 1919, di accesso alle alte cariche nella pubblica amministrazione grazie ad un ricorso vinto da Rosa Oliva, aspirante prefetto.

Solo nello studio le donne battono gli uomini. Le studentesse in più negli atenei sono il 28%, sono più brave e vanno più veloci. Ma, una volta sposate, tra casa e ufficio lavorano in media per 9 ore e 22 minuti al giorno, contro le sole 7 ore dei mariti.