In Italia una donna uccisa ogni tre giorni

di Maria Elena Perrero
Pubblicato il 27 Marzo 2012 - 12:29 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – In Italia una donna viene uccisa ogni tre giorni per mano di un uomo. Quello che l’Onu ha definito “femminicidio” ha contato (almeno) 97 vittime, e in questo 2012 sono già 46.  Nel 2010 sono cadute per mano di un uomo 127 donne. In tutto, dal 2005 ad oggi, le vittime – e mai il femminile di un sostantivo è stato più appropriato – sono state 439.

L’Istat stila classifiche sulla violenza domestica da qualche anno, ma è stato con la grande manifestazione del movimento Se non ora quando, il 13 febbraio del 2011, che la coscienza umana, femminile ma non solo, è tornata a interrogarsi sul ruolo delle donne nella società e sul trattamento che viene loro riservato.

I dati parlano non solo dell’assenza delle donne dalle posizioni dirigenziali, o dell’assenza delle donne dal mondo del lavoro tout court, ma anche delle violenze che vengono subite dalle donne, o meglio, dalle femmine: bambine, ragazze, donne.

Per questo l’Onu è arrivato a parlare anche in Italia di femminicidio, usando un termine coniato nel 2009 per definire le violenze e uccisioni di 500 donne in Messico, a Ciudad Juarez. Non si viene uccise per qualche motivo particolare, ma per essere donne. Anche perché certi comportamenti gli uomini, i nostri compagni, amanti, o ex, non se li sognerebbero nemmeno con uno del loro stesso sesso.

Invece ecco le urla, le botte, e alla fine, davanti ad uno sgarbo, torna quel reato tipicamente italiano che è il delitto d’onore. Ex fidanzati che non si arrendono di fronte alla fine di una storia, mariti che non perdonano un tradimento, ma anche, molto più semplicemente, uomini che scambiano la propria compagna per un punching ball e sfogano su di lei le proprie frustrazioni.

Non tutti gli uomini sono così. Ma almeno uno su 400mila ha ammazzato una donna. I dati della Polizia e dell’Istat parlano poi di violenze su una donna su quattro. Un fenomeno che, dice l’Eurispes, è aumentata del 300 per cento negli ultimi nove anni.

Significa che qualcosa sta cambiando. Dopo il Ruby gate le donne italiane hanno iniziato a rendersi conto che la concezione della femmina, in Italia, era troppo legata al sesso, e la donna soggetto svilita a donna oggetto nel pensiero di tanti, troppi uomini.

Il risveglio femminile è lo stesso che oggi ha permesso che il secondo canale nazionale, RaiDue, trasmettesse una serie di fiction proprio sulle varie forme di maltrattamenti subiti dalle donne. Ma la sua vivacità è anche il sintomo di un problema: perché l’aumento delle violenze è – anche – la conseguenza di un atteggiamento mentale di fronte alla donna. Il fatto che una donna che frequenta più uomini venga liquidata come “puttana”, mentre per un uomo che fa altrettanto il termine non esiste. E anche se esistesse, di certo, non verrebbe usato.