Hasna Beniliha è l’ultima vittima dell’integrazione negata. A 19 anni è stata sfregiata con l’acido muriatico a Torino, rischia di perdere un occhio, è la sua punizione tribale. Se Hina Saleem è stata uccisa nel 2006 dai parenti pakistani perché voleva vivere all’occidentale, nel 2009 la marocchina Sanaa Dafani a 19 anni è stata accoltellata dal padre perché stava con un italiano.
Poi è stata la volta di Almas Mahmood, pakistana picchiata e rapita dal padre nel gennaio scorso. Adesso Hasna che però dice di non sapere chi sia stato ad aggredirla in strada.
Nel letto di ospedale, con ustioni di secondo e terzo grado al viso e al torace, preferisce il silenzio. Se sa, non dice. Gli investigatori pensano che sia stato il suo ex a sfregiarla. In Pakistan, come in Bangladesh o in India per cancellare un peccato come quello di essere stato rifiutato i riti tribali e più arretrati suggeriscono l’acido.
Hasna, però, è marocchina. A Torino ha vissuto però la sua “punizione”, forse perché non avrebbe dovuto integrarsi, proprio come tutte le altre.