Dossier illegali, pm: “Due anni per Tronchetti Provera”. Lui: “Accusa lacunosa”

Dossier illegali, pm: "Due anni per Tronchetti Provera". Lui: "Accusa lacunosa"
Dossier illegali, pm: “Due anni per Tronchetti Provera”. Lui: “Accusa lacunosa” (Foto LaPresse)

ROMA – Il pm Alfredo Robledo della Procura di Milano ha chiesto 2 anni di carcere per Marco Tronchetti Provera nell’ambito dell’inchiesta sui dossier illegali Telecom. Le accuse per l’ex presidente di Telecom e numero uno di Pirelli sono di ricettazione. Secondo la difesa di Tronchetti Provera le accuse della Procura sono “lacunose e contraddittorie”.

Il processo, davanti al giudice della settima sezione penale di Milano Anna Calabi, è stato aggiornato per gli interventi delle parti civili, tra cui anche Telecom Italia, e della difesa di Tronchetti Provera, per il quale è stata chiesta anche una multa da 5mila euro, al prossimo 10 luglio.

“DATI ILLECITI, LUI SAPEVA” – Secondo il procuratore aggiunto di Milano la stessa versione dell’ex presidente di Telecom, che ha negato le accuse, equivale invece ad una ”piena ammissione” del presunto reato di ricettazione. Per il pm, tra l’altro, nel 2004 per ”mascherare” la provenienza e la natura illecita dei dati acquisiti dagli uomini di Giuliano Tavaroli venne fatta una ”riunione al vertice” alla presenza dello stesso Tronchetti.

Al centro del dibattimento c’è un cd con una serie di dati raccolti dall’agenzia di investigazione Kroll, che stava portando avanti un presunto spionaggio ai danni di Tronchetti Provera e del gruppo di telecomunicazioni. Dati che vennero poi ‘intercettati’ tramite un hackeraggio dal ‘Tiger Team’ di Tavaroli, secondo l’accusa, nel 2004, quando era in corso uno scontro, finito anche nelle aule di giustizia, tra la società di telecomunicazioni e alcuni fondi di investimento brasiliani per il controllo di Brasil Telecom. Secondo il pm, Tronchetti avrebbe poi consapevolmente ricevuto quei file, ”della cui natura era stato messo specificatamente a conoscenza da Tavaroli”.

Il pm ha poi fatto cenno ad alcune dichiarazioni di Tronchetti, anche riportate in una memoria difensiva, come ”pensavo di essere in grado di avere questa documentazione in modo legale” o ”lo stesso Tavaroli ignorava di quale tipo di documentazione si trattasse”. Per il pm si tratta, in sostanza, di un ”umorismo involontario” da parte di Tronchetti e di una ”piena ammissione”.

LA RIUNIONE DEL 2004 – Secondo il pm, nel 2004 ci fu una riunione tra Tavaroli, Tronchetti Provera e gli avvocati Francesco Mucciarelli e Francesco Chiappetta (all’epoca dell’ufficio legale di Telecom), nella quale quest’ultimo ”espose il problema”, sul fatto che c’erano questi dati presi in modo illecito dagli uomini di Tavaroli, e nella quale si decise di ”inviare quel cd in forma anonima alla segreteria di Tronchetti”.

“ACCUSE LACUNOSE” –  Roberto Rampioni, il legale di Tronchetti Provera, ha definito “lacunosa e contraddittoria” la tesi dell’accusa ed ha parlato di “abonormità processuale” per la richiesta di 2 anni al numero uno di Pirelli.

Ranmpioni ha detto: “Un’abnormità processuale emersa ha imposto di stigmatizzare l’eccezionalità di quanto accaduto, presentando al giudice una memoria nella quale vengono chiariti questi aspetti che verranno puntualmente definiti nell’appropriata sede della discussione finale”.

Allo stato dei fatti, ha poi aggiunto il difensore, ”si è dunque inteso non far ascoltare il dottor Marco Tronchetti Provera e chiedere l’acquisizione delle dichiarazioni dallo stesso rese in altra fase processuale”. Il difensore ha sottolineato come nella dialettica processuale ”la requisitoria del pm è atto di parte per il quale naturalmente si porta massimo rispetto”.

Il legale di Tronchetti Provera ha dichiarato che “il fragile assunto dell’accusa fonda in tutta evidenza le proprie ragioni sul principale teste d’accusa”, ossia Giuliano Tavaroli, ”che però ritiene attendibile solo a fasi alterne”. La tesi accusatoria, inoltre, è contraddistinta ”da marcate illogicità che hanno accompagnato fin dall’origine tutto il procedimento”.

Le risultanze probatorie, secondo il legale, hanno evidenziato ”la grave lacunosità della tesi accusatoria che ha vissuto e vive delle aperte contraddizioni che si illustreranno nella discussione finale”.

Secondo la difesa, infine, la scelta del pm di indagare per falsa testimonianza i testi Chiappetta e Mucciarelli (avvocati all’epoca dello studio legale di Telecom), – tra l’altro ”mai ascoltati nella fase preliminare” – è stata l’anticipazione di una ”scelta che, nel caso, spetta solo al Giudice alla fine dell’esame probatorio”.

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