Ebola, la paura vigliacca. Ippolito: “Chi cura non è rischio per comunità”

di Redazione Blitz
Pubblicato il 26 Novembre 2014 - 13:41 OLTRE 6 MESI FA
Ebola, la paura vigliacca. Ippolito: "Chi cura non è rischio per comunità"

Ebola, la paura vigliacca. Ippolito: “Chi cura non è rischio per comunità”

ROMA – Ebola, la paura vigliacca. Giuseppe Ippolito, dello Spallanzani di Roma: “Chi cura non è rischio per comunità”.

Il personale medico-sanitario che ha in cura il medico di Emergency affetto da Ebola e ricoverato allo ospedale Spallanzani di Roma,

specializzato nella cura delle malattie infettive, non rappresenta “un rischio maggiore per la comunità”. Lo ha affermato il direttore scientifico dello Spallanzani, Giuseppe Ippolito, sottolineando che tutto il personale in questione segue rigide procedure di sicurezza.

La scelta di utilizzare “personale dedicato, ovvero che si occuperà esclusivamente del paziente affetto da Ebola – ha spiegato Ippolito – è stata fatta anche per ridurre l’impatto psicologico relativo a questo compito, ma non in relazione ad un rischio maggiore”. Ciò vuol dire, ha sottolineato, che tale personale “non rappresenta un rischio per la comunità”.

“Nessun pericolo”. I medici e gli infermieri della task force che si occupano del paziente zero, in tutto 30 persone, sono infatti sottoposti a rigide procedure di sicurezza. Per questo, ha detto Ippolito, “non ci sono limiti o raccomandazioni particolari, a meno di incidenti che ovviamente auspichiamo non si verifichino”. L’Istituto ha infatti adottato “procedure rigide; ciò non significa – ha concluso il direttore scientifico – che gli incidenti non si possano verificare, ma vi è il massimo livello di attenzione”.

“E’ un diritto delle persone contagiate da Ebola essere rimpatriate ed è grave che persone del mondo della sanità facciano dichiarazioni di segno contrario”, ha aggiunto Giuseppe Ippolito, rispondendo a quanti ritengono che i malati non debbano rientrare in Italia. “E’ grave che persone del mondo della sanità dicano ciò – ha detto – solo per pubblicità personale”.

Ma perché il direttore dello Spallanzani ha sentito l’obbligo di questa ulteriore rassicurazione? Sta montando nel Paese una diffusa preoccupazione, anche comprensibile, sui rischi legati al contagio che però sempre più assume i toni di una fobia non giustificata.

I primi sintomi di questa fobia sono spuntati già un mese fa con la quarantena a Vicenza di undici militari americani a rischio contagio. Paura via via più vigliacca quando la percezione esagerata di pericolo ha cominciato a mettere nel mirino medici e infermieri che a vario titolo sono impegnati, a rischio della propria salute, a circoscrivere il fenomeno. E sono trattati come untori.