Elena Ceste, amici di Facebook. Paolo Lanzilli: “Solo chattato”. L’altro: “Mi ha rovinato”

Elena Ceste, amici di Facebook. Paolo Lanzilli e l'amico delle elementari
Elena Ceste

ASTI – “La mia vita è distrutta, io non c’entro nulla ma sono stato perseguitato. Mi ha rovinato”. Il compagno delle elementari di Elena Ceste si sfoga in un’intervista rilasciata a La Stampa. Lui, che incontrò Elena tra l’estate e l’autunno 2013 dopo averla ritrovata come amica su Facebook, spiega di essere stato interrogato dai carabinieri e di aver dovuto dimostrare la sua innocenza.

Parole gentili invece da Paolo Lanzilli, l’ex fidanzatino della Ceste dei tempi del liceo, che a Massimo Numa dice: “Non è un mistero, parlavano su Facebook e ricordavamo i vecchi tempi. Ma abbiamo solo chattato, non ci siamo mai incontrati.

Fin dalla scomparsa di Elena, lo scorso 24 gennaio, le indagini degli investigatori si concentrarono anche sul profilo Facebook della donna, che parlava con i suoi amici nonostante Michele Buoninconti non ne fosse contento. Due esperienze diverse per G.A., torinese di 43 anni, che fu addirittura tra i sospettati e che dice:

“«Se la vedessi ora? Davanti a me? Le direi ma v…Perché la mia vita, da allora, è distrutta. Un sabato pomeriggio mi telefonano i carabinieri e mi dicono: si trovi tra 10 minuti in una caserma fuori Torino. Ok, datemi almeno il tempo. Arrivo e inizia l’interrogatorio: lunghissimo, estenuante. Ripeto per moltissime volte che, sì, avevo rivisto Elena che era una mia ex compagna di scuola delle elementari, che non c’è mai stata una relazione. Volevano sapere se avevo un alibi per la mattina del 24 gennaio, chi poteva confermarlo, cosa avevo fatto nei giorni successivi. Ho avuto la sensazione di essere spiato, intercettato, pedinato. Avevo persino paura di parlare in auto. Insomma, un inferno».

Però Elena è morta in modo violento. Non le dispiace almeno un po’?
«Certo che mi dispiace, era una donna dolcissima, parlavamo di tutto, lei mi raccontava della sua famiglia, dei suoi figli, della sua nuova vita in campagna, i suoi rimpianti di avere abbandonato anzitempo il lavoro, i problemi che abbiamo tutti. Niente di morboso, niente di sconvolgente. Avevo semplicemente capito che si sentiva sola, che aveva voglia di evadere dalla routine».

Le ha mai parlato del marito in termini negativi?
«Non mi ha mai detto nulla di preoccupante, mai che fosse un violento, nè che la minacciasse, solo che era molto possessivo, che non voleva che lei telefonasse ad altri o che avesse amicizie su facebook. Niente di più».

E dopo?
«Il mio nome inizia a circolare come quello di uno dei “fidanzati” di Elena, ora nel mirino del marito. Mi ritrovo una troupe tv a casa. Mi dicono: “Siamo qui per aiutarla, perché lei viene accusata esplicitamente di essere coinvolto nella scomparsa, il marito fa nome e cognome. Accetto di parlare ma della lunga intervista, con un taglia e cuci, escono poche frasi fuori contesto. Telefono per protestare. Non mi risponde nessuno, nè alle mail, nè al telefono. Silenzio. Finalmente si fanno di nuovo vivi. Martellanti. Mi dicono che hanno pieno diritto di utilizzare quel materiale, anche senza la mia autorizzazione. Con altri è andata anche peggio. Eppure vidi l’ultima volta Elena ad Asti nell’ottobre e poi i nostri rapporti si interruppero. I carabinieri lo hanno accertato. Ora voglio soltanto dimenticare tutto e riprendere la mia vita»”.

Paolo Lanzilli invece non ha mai incontrato la Ceste, ma ha parlato a lungo con lei:

“«Ho interrotto i contatti quando a lei, che mi aveva chiesto di incontrarla da sola, risposi che lo avrei fatto volentieri, ma anche alla presenza di mia moglie e di mio figlio. Lei mi rispose che non le interessava vedermi in quelle circostanze e da quel momento avremmo potuto continuare solo a scriverci. Ne presi atto, e con il trascorrere del tempo i contatti si diradarono sino a interrompersi del tutto».
Lanzilli, lei è il vice-presidente del Comitato dedicato a Elena, nato dopo la sua scomparsa.

«Non c’è mai stato nessun mistero. Lei fu il mio primo amore, a Torino, avevamo 17 anni, un giorno la “incontro” su Facebook e iniziamo a scriverci sulle esperienze vissute, sull’ambiente in cui siamo cresciuti, sulle sorti di amici e familiari di cui avevamo perso le tracce. Ma doveva essere ben chiaro che non avrei mai messo a repentaglio il rapporto ventennale con mia moglie per inseguire un fantasma del passato o per fare qualcosa di scorretto verso la mia famiglia».

Ma che tipo era Elena?
«Le foto di quando aveva 17 anni dimostrano che era una ragazza molto carina e piena di vita. Dopo che c’eravamo lasciati, ci siamo ovviamente persi di vista. Mi aveva fatto piacere rievocare il passato dopo tanto tempo. In queste conversazioni, a proposito del marito, mi diceva che lui non voleva che stesse troppo tempo su Facebook, che intrecciasse relazioni o amicizie con persone sconosciute. Nient’altro».
Mai sentito dai carabinieri?

«Assolutamente no. Qualcuno l’ha scritto e s’è sbagliato. Per la semplice ragione che io, ripeto, non ho mai incontrato Elena, non ho bisogno di avere un alibi o ricostruire i miei movimenti durante i giorni della scomparsa e anche dopo. Mi hanno spesso confuso con quello della fotografia delle elementari. Non so se gli altri uomini che Elena frequentava avevano informato le proprie mogli dei loro rapporti con lei, o se ancora oggi hanno qualcosa da nascondere, qualche aspetto di cui si vergognano o che hanno paura venga rivelato. Sono un uomo trasparente, abbiamo creato un gruppo su Facebook per ricordarla. Non vado in tv per esibizionismo ma solo per ridare un po’ di verità, la mia verità, a questa vicenda così tragica e triste»”.

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