COSTIGLIOLE D’ASTI – Un cadavere vicino casa di Elena Ceste. Un giallo che si riapre: in attesa del dna, gli investigatori smorzano i facili entusiasmi e fanno sapere che non dovrebbe trattarsi della donna scomparsa 10 mesi or sono dalla sua casa di Costigliole D’Asti.
Il cadavere è stato ritrovato in un fosso tra il fiume Tanaro e la ferrovia, nelle campagne astigiane. Il corpo, scoperto a meno di due chilometri dall’abitazione della donna durante la pulitura di un canale di scolo, è in avanzato stato di decomposizione ed è stato pure danneggiato da una ruspa durante i lavori. Identificarlo è stato finora impossibile: sarà compito dei carabinieri del Ris, che effettueranno anche altre analisi scientifiche per risalire all’identità ed alle circostanze della morte.
Fino ad ora non è stato possibile trovare sul corpo segni od oggetti che possano aiutare gli investigatori ad identificarlo. Secondo alcuni le ossa sarebbero troppo lunghe per essere della donna scomparsa. Ma il medico legale non ha sciolto la riserva sul sesso. Il cadavere è emerso casualmente, durante lavori di ripulitura ordinati dal proprietario del terreno, in una zona che era stata già perlustrata nelle ricerche. Ora il canale è stato svuotato, l’area è stata messa sotto sequestro.
A inizio febbraio, proprio a Isola d’Asti, è scomparso un imprenditore di 52 anni che si sarebbe suicidato perché la sua azienda era oppressa dai debiti. In ogni caso, la macabra scoperta fatta nei campi tra Costigliole ed Isola d’Asti aggiunge mistero a mistero. Un’altra pagina di un giallo lungo 9 nove mesi, tra segnalazioni e falsi allarmi, mitomani e ricerche anche l’estero. Nulla di concreto per le indagini, però, condotte dai carabinieri e coordinate dalla Procura di Asti.
La prima pagina il 24 gennaio con la denuncia del marito, Michele Buoninconti, vigile del fuoco ad Alba: “Mia moglie è scomparsa da casa. Mi aveva pregato di passare a prendere i figli a scuola perché non stava bene. Non l’ho più vista”. Sparita nel nulla, senza alcun bagaglio, lasciando l’auto in cortile e il telefono cellulare in casa. Partono le ricerche: vengono perlustrati campi e boschi, svuotati pozzi, scandagliati corsi e specchi d’acqua.
A fine febbraio il marito accusa: “Elena era ricattata da due uomini” per una foto nella quale era abbracciata ad un amico. Ma i due vengono subito scagionati. All’inizio di marzo una segnalazione porta a Torino: “Ho visto una donna come lei su un tram”. I carabinieri acquisiscono i filmati dall’azienda pubblica di trasporti ma anche questa pista si rivela infruttuosa. Una torinese si riconosce nel video: “Mi spiace, ma quella donna sono io, non la signora Ceste”.
Il 19 marzo, poi, un corpo affiora dalle acque del fiume Tanaro, ma è quello di una suicida di Alba. Poi si cerca in pozzo di Govone (Cuneo), infine in un laghetto artificiale tra Isola e Motta di Costigliole. Nasce un comitato per Elena Ceste e sei gruppi su Facebook.
L’ultima segnalazione porta a Tenerife: “L’ho vista su quell’isola con un uomo”, ma anche questa ipotesi si rivela infondata. Dopo nove mesi il giallo resta, ancora, insoluto.
E poi le insinuazioni di alcuni settimanali (su tutti Giallo) e di alcune trasmissioni tv (Chi l’ha visto?, Quarto Grado) che portano i sospetti sul marito.