Elena Ceste “ossessionata da falso video Fb”. Michele Buoninconti: “Si nascose”

di Redazione Blitz
Pubblicato il 22 Gennaio 2015 - 10:48| Aggiornato il 23 Gennaio 2015 OLTRE 6 MESI FA
Elena Ceste, Michele Buoninconti: "Era ossessionata dal finto video hard su Fb"

Elena Ceste, Michele Buoninconti: “Era ossessionata dal finto video hard su Fb”

COSTIGLIOLE D’ASTI – Michele Buoninconti racconta che andò a cercare la moglie Elena Ceste dove poi fu ritrovata. Lo dice a Erica Di Blasi in un’intervista a Repubblica Torino. Secondo lui la moglie forse si era nascosta, ma Michele è l’unico indagato per la sua morte: le accuse nei suoi confronti sono di omicidio e occultamento di cadavere. Michele dà anche una spiegazione al perché la moglie avrebbe dovuto nascondersi: “Forse si vergognava”. Vergognava di cosa? Dei presunti video (montaggi) su Facebook che la ritraevano in situazioni osé. Video per i quali, racconta Michele, Elena sarebbe rimasta profondamente turbata, soprattutto il giorno prima della scomparsa. Video che le facevano ripetere in continuazione un disco al marito: “Secondo te sono una brava mamma?”. D’altronde, spiega Michele, è assodato che la moglie avesse una relazione via Facebook con un altro uomo, il padre di un compagno di scuola dei loro figli.

Michele ora dice:

“Vorrei solo poterla seppellire. Ormai è passato un anno. Mi sembra giusto, anche per i miei figli, avere un posto dove poter lasciare un fiore”. “Siamo stati colpiti da una tragedia, una terribile disgrazia. Eravamo una famiglia perfetta, non ci mancava nulla. Mia moglie era una santa. Non meritava di finire così”. “Quella mattina sono andato proprio lì – ha ripetuto il marito più volte – Non capisco perché non l’ho vista, non me lo so spiegare. Forse si è nascosta perché si vergognava a farsi vedere da me così. Però era ancora viva: avrei potuto salvarla”.  “Se l’avessero trovata in un altro punto potrei pensare che c’entrassero altre persone, ma così vicino a casa, no. Credo che lì ci sia andata da sola, a piedi”.

Poi ricorda a Di Biasi l’ultimo giorno in cui ha visto Elena:

“Quando sono tornato a casa, il pomeriggio dello scorso 23 gennaio – ricorda ancora – l’ho trovata sulle scale che piangeva. Le ho chiesto cosa avesse. “Non mi lasciano stare”, ha risposto. Mi sono stupito: “Ma come, chi non ti lascia stare?”. In tutta risposta mi ha mostrato il cellulare. Dentro c’erano tutta una serie di sms: “Ti voglio tanto tanto bene”, “Ci vediamo al solito posto”, “Perché non mi rispondi? Se mi hai cercato è perché ti senti sola”. A mandarli era il papà di un compagno di classe di nostro figlio. Tra uno e l’altro mancavano però le sue risposte. Le ho chiesto spiegazioni. Lei però si è limitata a dirmi: “Sono gli altri che rispondono al posto mio”. Visto che non collaborava ho lasciato perdere”.

“Eravamo nel letto – dice Buoninconti – ma Elena non riusciva a dormire. Era seduta, gli occhi aperti. Continuava a ripetere che aveva delle voci nella testa. “Dicono che non sono una brava mamma. Mi vogliono portar via, non lasciare che mi portino via. Dove posso andare io?”. Ho cercato di rassicurarla: “Nessuno ti manda via, stai tranquilla”. È stato allora che mi ha raccontato di subire un ricatto: un complotto organizzato da un ex compagno delle elementari. Erano in auto alle cave quando lui è sceso all’improvviso e ha aperto il baule. Ha capito che qualcuno la stava filmando. Come se lui avesse azionato qualcosa dentro l’abitacolo, o come se addirittura una seconda persona fosse uscita dal portabagagli. Ma lei non era cosciente, era immobilizzata: non poteva muoversi. Forse l’avevano drogata”.

“A scrivere – dice – era sempre la stessa persona, il papà di un compagno di classe di nostro figlio. C’erano cuori, canzoni, orsetti e altri cuori che volavano”.