“Elena Ceste morta di freddo”: difesa Michele Buoninconti

"Elena Ceste morta di freddo": difesa Michele Buoninconti
“Elena Ceste morta di freddo”: difesa Michele Buoninconti

ASTI – “Elena Ceste è morta di freddo”. Assiderata. E’ la tesi sostenuta dalla difesa di Michele Buonincontri, marito della donna scomparsa di casa e poi trovata morta vicino a un canale ad Asti. Buoninconti è accusato di aver ucciso la moglie e poi di aver nascosto il cadavere. Buoninconti è anche l’uomo che, intercettato, faceva discorsi inquietanti ai figli e gli chiedeva di mentire. Ma secondo i suoi avvocati lui con l’omicidio della moglie nulla c’entra. Era lei quella “disturbata”:

“Elena Ceste era una psicotica, con personalità bipolare, una madre esemplare ma incapace di reggere il peso della sua doppia vita, le avventura extraconiugali”.

Racconta Michele Numa su La Stampa che secondo i legali di Buoninconti il quadro accusatorio sarebbe tutto sbagliato. A cominciare dalle descrizioni sul ritrovamento del cadavere che non terrebbero conto dell’inquinamento della scena del crimine causato dai primi ad accorrere sul posto:

Scolari (esordio con una citazione di Albert Einstein: «Osserviamo la teoria?», un modo per criticare l’impostazione delle indagini, condotte in base a una tesi precostituita) ha poi tentato di demolire, mattone dopo mattone, con l’aiuto di una serie di diapositive, il castello accusatorio costruito dal pm Laura Deodato: «Non è vero che il cadavere di Elena Ceste, la mattina del 18 ottobre 2014, sia stato trovato così come lo descrivono i consulenti del pm, cioè come “un soldato sull’attenti”, le braccia parallele al corpo, prono».

Come se l’assassino, insomma, l’avesse deposto per nasconderlo con cura tra gli arbusti. Le foto dei rilievi dei carabinieri, precisa il legale, racconterebbero, invece, un’altra storia: il braccio sinistro perpendicolare al corpo; idem una gamba, il dorso lievemente voltato. Il cranio, inglobato in un sarcofago di fango, staccato dall’addome.  Ma il sindaco di Isola d’Asti, Fabrizio Pace, accorso sul luogo del ritrovamento, aveva preso in mano la testa, alterando così irrimediabilmente (senza dolo) la scena del delitto.

Ma gli avvocati per difendere la loro teoria della “morte per freddo” attaccano direttamente gli investigatori. Arrivano a citare il caso Meredith come modello di indagini tutte sbagliate. Addirittura capovolte, secondo loro, come nel caso della ricostruzione dei movimenti di Buoninconti:

Poi: il percorso in auto di Buoninconti è stato ricostruito, dal perito del pm, in base agli impulsi del suo telefono agganciati dalle celle. «Quesito sbagliato, capovolto – dice la difesa – Bisognava partire dagli impulsi e individuare tempi e percorso. Si è partiti da una teoria. Le prove contaminate, i vestiti ritrovati custoditi in contenitori che avevano già tracce di terriccio; il numero di particelle esaminate che, secondo la difesa, avrebbero dovuto essere almeno 2 mila per formare una prova, ma ne furono esaminate solo sei; l’utilizzo di una perizia psichiatrica per «costruire» sopra la personalità di un killer, quando l’art. 220 del codice penale vieta l’utilizzo di questi esami per sostenere l’imputabilità dell’indagato. Scolari definisce il lavoro dei periti come un esempio di «deprecabile superficialità» e si richiama alla sentenza della Cassazione sul caso Meredith.

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