BARI – Un presunto incrocio tra politica e malavita pugliese, che lega imprenditori del Sud alla politica romana. Questo secondo l’Espresso, in edicola venerdì con un articolo che coinvolge l’imprenditore Michele Labellarte (morto nel 2009) e due nomi noti: l’attrice Sabina Began, nota come “l’ape regina” del circolo berlusconiano, e la parlamentare Elvira Savino. L’articolo prende spunto da un’inchiesta portata avanti dalla procura di Bari.
Inchiesta in cui si fa risalire al 2009 l’origine dei presunti affari poco chiari di Labellarte, quando finì in carcere per bancarotta fraudolenta: è in cella che avrebbe incontrato un boss del clan dei Parisi. E da quell’incontro sarebbe nato – secondo l’indagine di cui L’Espresso dà notizia – il progetto di riciclare i soldi sporchi della mafia: la vicenda è stata ricostruita dai magistrati baresi attualmente impegnati a processare la deputata Savino per riciclaggio. In sostanza, dicono i pm, i boss “avevano ben capito che dovevano investire il denaro”, creando “legami che con il tempo si sono consolidati col mondo imprenditoriale, delle professioni, delle banche, della pubblica amministrazione, insinuandosi nella società civile e inquinandola”. Così scrive al giudice il pm Elisabetta Pugliese.
Secondo L’Espresso: “A fare breccia nella borghesia provvedeva Labellarte, che tutti conosce e tutto riesce ad ottenere. Ma l’imprenditore dalla tripla vita non può aprire conti a suo nome e così arruola le sue amiche più care. Come Sabina Began, che si sarebbe messa a disposizione per l’intestazione di un altro deposito bancario. Poi lei si trasferisce a Roma, dove incontra Berlusconi e diventa di casa a palazzo Grazioli, dove introduce aspiranti veline, cubiste e accompagnatrici”.
“La Began – scrive ancora L’Espresso – gli fa conoscere Giampy Tarantini, invitandolo a villa Certosa: l’inizio di un feeling tra l’industriale barese e il capo del governo, testimoniato da decine di telefonate e da schiere di escort convogliate da Bari fino alla capitale. Il matrimonio della Savino, con il premier testimone della sposa, è l’occasione che Labellarte sfrutta per avvicinare il presidente del Consiglio e – secondo alcune testimonianze – conversare a lungo con lui”.
Il “frutto” di queste relazioni e conoscenze sarebbe, secondo la magistratura, la costruzione del più grande campus universitario d’Italia nel comune barese di Valenzano. “L’opera – stando all’inchiesta – sarebbe stata lanciata grazie all’intercessione dell’onorevole Savino. Il suo intervento si rivela prezioso soprattutto per ottenere le «manifestazioni d’interesse» di due ministeri, Istruzione e Sviluppo economico”, scrive il settimanale.
Poi l’imprenditore Labellarte muore d’infarto, a 48 anni, nel 2009. Ma questo non ha impedito alla magistratura di proseguire le indagini, che hanno portato alla luce anche presunti affari della sinistra. “Nel troncone originario – si legge sull’Espresso – restano ancora indagati gli avvocati Gianni Di Cagno, ex componente del Consiglio superiore della magistratura ed ex vicepresidente della provincia di Bari, e Onofrio Sisto: due nomi notissimi in città, entrambi considerati vicini politicamente a Massimo D’Alema. E nella nuova inchiesta di Bari salta fuori ancora una volta il “metodo Tarantini”: oltre alle mazzette in denaro c’erano le escort, pronte ad ammorbidire gli uomini di partito e convincerli ad assegnare gli appalti. Vecchia storia, nuovissimi affari”.